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Bene rifugio, l’oro è tornato a splendere, ma attenzione alla tassazione

In mancanza dei documenti d’acquisto l’imposta verrà applicata sul prezzo intero e non più sul 25%. Esclusi i gioielli dalla misura

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L’oro torna a splendere, ma le vendite sono più tassate. Nel processo di ricerca delle coperture per la manovra 2024 viene incluso anche il processo di recupero di qualche centinaia di milioni di euro per oro e argento. Si tratta di una modifica alle plusvalenze da cessione di metalli preziosi. Vengono escluse dalla misura collanine, bracciali, orecchini e altri gioielli.

I guadagni

Attualmente nel caso in cui non siano presenti documenti che certifichino il costo di acquisto i guadagni vengono calcolati considerando il 25% del prezzo di vendita di oro e argento. La misura introduce una tassazione con aliquota al 26% e riguarderà il prezzo intero. L’esecutivo stima di incassare 196 milioni all’anno visto che nel 2022 le vendite hanno oltrepassato i 3 miliardi di euro. A volte risulta complicato calcolare il prezzo d’acquisto poiché, spesso, l’oro viene regalato. In ogni caso l’imponibile stimato a livello nazionale oltrepassa di poco la cifra di 754 milioni di euro.

L’oro come bene rifugio

In termini di performance l’oro ha registrato numeri positivi durante la prima metà del 2023. L’ultimo trimestre ha inoltre ottenuto un rialzo interessante poiché le quotazioni hanno ottenuto il 7%, la percentuale scende al 4% se si considera il periodo da inizio anno. Sicuramente il metallo giallo è stato influenzato dalle tensioni tra Israele e Palestina, infatti è arrivato nei giorni scorsi sopra i 2mila dollari l’oncia. I dati sono particolarmente positivi e, infatti, l’oro sembrerebbe essere tornato un vero e proprio bene rifugio.

Il ruolo delle banche centrali

In questo frangente è bene analizzare anche la domanda di oro da parte delle banche centrali, il trend è infatti in crescita. Stando ai dati del World Gold Council gli istituti di credito principali comprano l’oro a un ritmo storico. Gli approvvigionamenti da parte delle banche centrali hanno registrato acquisti netti per 337 tonnellate, poco meno rispetto al 2022 dove si è arrivati a quota 459.

In particolare, gli analisti di ING hanno evidenziato maggiori acquisti da parte delle Banche centrali di Cina che ha incrementato di 78 tonnellate, Polonia di 57 tonnellate, Turchia di 39 tonnellate e indica di 9 tonnellate.

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