Rivoluzione buoni pasto, cosa potrebbe cambiare

L’idea del governo: aumentare il tetto dei ticket digitali. In tasca ai dipendenti fino a 500 euro l’anno

Rivoluzione buoni pasto, cosa potrebbe cambiare
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Negli ultimi cinque anni il ceto medio ha visto ridursi drasticamente la propria capacità di spesa. L’aumento generalizzato dei prezzi, alimentato soprattutto dall’impennata dei costi energetici, non è stato accompagnato da un analogo progresso dei salari. Secondo l’Istat, tra il 2019 e il 2024 il potere d’acquisto delle famiglie si è contratto del 10,5%. È in questo scenario che il governo valuta di intervenire su uno dei meccanismi di welfare aziendale più diffusi: i buoni pasto.

L’ipotesi di innalzare la soglia

Con la manovra di Bilancio alle porte, si torna a discutere dell’aumento della soglia esentasse: dagli attuali 8 euro per i buoni elettronici a 10 euro. Una mossa che, secondo la Ragioneria generale dello Stato, avrebbe un impatto di circa 70-80 milioni di euro annui sulle casse pubbliche. Ma i vantaggi per i lavoratori sarebbero concreti, come spiega Matteo Orlandini, presidente Anseb: “In tasca al lavoratore andrebbero circa 450-500 euro all’anno, sicuramente un supporto”. Stessa linea da Confcommercio: “Misura utile per sostenere il lavoratore gravato da anni di inflazione galoppante e carovita”, sottolinea Roberto Calugi, direttore generale Fipe.

Commissioni sotto controllo

Nel frattempo, un’altra novità ha già cambiato le regole del gioco. Dal 1° settembre, grazie al Ddl Concorrenza, è entrato in vigore il tetto del 5% sulle commissioni che le società emettitrici possono applicare agli esercenti. Una riduzione significativa rispetto al passato, quando le percentuali potevano toccare il 20%. Per Fiepet Confesercenti la misura rappresenta “una boccata d’ossigeno” in grado di far risparmiare al comparto fino a 400 milioni di euro l’anno. Di diverso avviso Anseb, che nello studio diffuso a gennaio scorso ha giudicato il provvedimento contrario ai principi di mercato, stimando un aggravio di circa 180 milioni annui per le aziende clienti.

Un pilastro del welfare aziendale

Nati come alternativa alla mensa, i buoni pasto si sono trasformati in un pilastro del welfare aziendale italiano. Oggi coinvolgono 3,5 milioni di dipendenti, 170mila esercizi convenzionati e 150mila imprese.

La quota esentasse – 4 euro per i cartacei e 8 per i digitali – è ciò che rende conveniente lo strumento sia per chi lavora sia per le aziende che lo offrono. Non a caso la senatrice FdI Paola Mancini ne rivendica da anni l’estensione, pur ricordando che tentativi precedenti si sono arenati per mancanza di coperture.

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