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Pensionamento anticipato: ecco come fare e quali sono i requisiti

Il provvedimento consente uno scivolo pensionistico fino a 5 anni, favorendo la riorganizzazione delle imprese in difficoltà e incentivando il turnover dei dipendenti

Pensionamento anticipato con il contratto di espansione 2023: come funziona
Tabella dei contenuti

Strumento introdotto nel 2019 e poi esteso con la Legge di Bilancio 2022 fino al 2023, il contratto di espansione prevede, oltre al prepensionamento, l’accesso alla Cassa Integrazione Straordinaria per chi non possa usufruire dello scivolo pensionistico, oltre a progetti di formazione e un piano di ricambio generazionale con nuove assunzioni. Ad essere interessate dal provvedimento, le aziende con più di 50 dipendenti. Vediamo il funzionamento nei dettagli.

In cosa consiste la misura

Il contratto di espansione per la pensione anticipata permette, fra l’altro, di favorire l’esodo su base volontaria di lavoratori a cui manchino al massimo 5 anni al pensionamento, incentivando così il ricambio generazionale nelle aziende e garantendo la riqualificazione del personale. In pratica, l’azienda paga un "trattamento ponte" pari alla pensione maturata al momento della cessazione del rapporto, fino al momento in cui il lavoratore non raggiungerà i requisiti per la prestazione pensionistica vera e propria. È pensato per le imprese in crisi che vogliano apportare modifiche organizzative e produttive finalizzate all’innovazione tecnologica.

Con il recente Decreto lavoro, il Governo ha stabilito che fino al 31 dicembre 2023, per consentire la piena attuazione dei piani di rilancio dei gruppi di imprese con più di 1.000 dipendenti, per i contratti di espansione di gruppo stipulati entro il 31 dicembre 2022 e non ancora conclusi, sia possibile (con accordo integrativo in sede ministeriale), rimodulare le cessazioni dei rapporti di lavoro entro un periodo di 12 mesi successivi al termine originario del contratto di espansione. Le risorse stanziate a sostegno della misura ammontano a 641 milioni di euro ripartiti nei prossimi 4 anni, 219,6 milioni in particolare per il 2023.

Il provvedimento rientra nella più ampia Riforma degli Ammortizzatori Sociali, che prevede anche altre formule di sostegno ai lavoratori, come il contratto di solidarietà e l’accordo di transizione occupazionale, soluzioni che però non prevedono anche lo scivolo pensione aziendale, che resta dunque una delle strade percorribili per la pensione anticipata, accanto a Quota 102, la proroga annuale di Opzione Donna e quella dell’APE Sociale.

Come funziona e quali i contenuti

Il contratto di espansione consiste in pratica di un accordo tra Ministero del Lavoro, aziende interessate e rappresentanze sindacali che permette: la programmazione di riduzioni orarie o sospensione del personale dipendente, cui viene riconosciuto un trattamento di Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria (CIGS) per massimo 18 mesi, anche non continuativi; la risoluzione anticipata del rapporto di lavoro per il personale a un massimo di 5 anni dal raggiungimento della pensione, mediante erogazione di un’indennità ponte a carico dei datori di lavoro; un piano di formazione e riqualificazione per i lavoratori che rimangono in forze all’azienda, secondo il nuovo Progamma GOL (Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori), o le misure del Piano Nazionale Nuove Competenze; un successivo piano di assunzioni per agevolare il turnover generazionale e di competenze; incentivi finalizzati all’assunzione per le imprese con più di 1.000 dipendenti.

All’interno del contratto di espansione, che contiene il piano di esodo relativo, devono essere inserite informazioni specifiche come: numero dei lavoratori da assumere e profili professionali compatibili con i piani di reindustrializzazione o riorganizzazione; programmazione delle assunzioni; indicazione della durata a tempo indeterminato dei contratti di lavoro, compreso quello di apprendistato professionalizzante; riduzione complessiva media dell’orario di lavoro e numero dei lavoratori interessati (con riferimento alle professionalità in organico), oltre al numero dei lavoratori che possono accedere allo scivolo pensionistico; ancora, stima dei costi previsti a copertura dello scivolo pensionistico, per tutto il periodo della NASpI spettante al lavoratore; data presunta di risoluzione dei rapporti di lavoro (la stessa per tutti i lavoratori coinvolti dal singolo piano di esodo), che per il 2023 non può essere successiva al 30 novembre.

L’impegno per l’azienda, i vantaggi

Aderendo a questa misura, l’azienda si impegna ad assumere nuove professionalità con contratti a tempo indeterminato (assunzioni agevolate anch’esse) e a formare e riqualificare le risorse interne; ha la possibilità di finanziare i corsi di riqualificazione dei dipendenti che non vanno in pensione anticipata, con una riduzione oraria in Cassa Integrazione pari al massimo al 30% della durata del percorso di formazione. Ciò favorisce una riorganizzazione e un rinnovamento interno, oltre ad un ricambio generazionale attraverso lo scivolo per i lavoratori prossimi alla pensione che risultino iscritti al FPLD (Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti) o alle forme sostitutive o esclusive dell’AGO (Assicurazione Generale Obbligatoria) gestite dall’INPS, assunti a tempo indeterminato e che abbiano risolto consensualmente il rapporto di lavoro.

Quali aziende interessa

Relativamente al 2023, i contratti di espansione possono essere attivati da: datori di lavoro di qualsiasi settore con organico non inferiore a 50 unità lavorative; aggregazioni stabili di imprese con unica finalità produttiva o di servizi, per le quali il calcolo complessivo della forza lavoro tenga conto dei lavoratori in forza a soggetti giuridici diversi e autonomi. In tal caso, l’accordo deve essere sottoscritto dai rappresentati legali di tutti i datori di lavoro esodanti.

La pensione anticipata nell’ambito del contratto di espansione vale anche nei confronti dei dipendenti di aziende private iscritti alle casse pensionistiche della Gestione dipendenti pubblici, fra i quali, ad esempio: i dipendenti di aziende private, precedentemente Amministrazioni pubbliche, iscritti alle casse pensionistiche per aver esercitato, all’atto della depubblicizzazione dell’Ente, l’opzione per il regime previdenziale preesistente; i lavoratori dipendenti degli Enti pubblici economici e delle Aziende speciali.

Requisiti dei lavoratori

La pensione anticipata con il contratto di espansione viene riconosciuta ai lavoratori dipendenti che presentino i seguenti requisiti: essere assunti con contratto a tempo indeterminato. L’indennità mensile può essere riconosciuta anche in favore dei dirigenti e dei lavoratori assunti con contratto di apprendistato; risultare iscritti al Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti (FPLD) o alle forme sostitutive o esclusive dell’Assicurazione generale obbligatoria, gestite dall’INPS; aver risolto consensualmente il rapporto di lavoro entro il 30 novembre 2022, per i piani di esodo riferiti al 2022 ed entro il 30 novembre 2023 per i piani riferiti al 2023; aver manifestato esplicito consenso di adesione all’accordo tra il datore di lavoro e le organizzazioni sindacali aziendali; trovarsi a non più di 60 mesi (quindi 5 anni) dalla prima decorrenza utile della pensione di vecchiaia (67 anni di età e 20 di contribuzione) e pensione anticipata (41 anni per le donne, 42 per gli uomini) e 10 mesi di contributi.

Indennità di accompagnamento alla pensione, i costi per l’azienda

Nell’ambito del contratto di espansione, ai lavoratori che possono usufruire dello scivolo pensionistico viene riconosciuta un’indennità economica mensile. Il costo sostenuto dal datore di lavoro per lo scivolo è pari alla pensione maturata al momento del recesso dal contratto. In caso di accompagnamento a una pensione anticipata tra quelle ammesse, il datore di lavoro è tenuto a corrispondere anche la contribuzione correlata, elaborata sulla retribuzione media degli ultimi 5 anni, fino al raggiungimento dei requisiti. Per il versamento dell’indennità, l’azienda riceve uno sgravio per i primi 2 anni pari all’importo della NASpI che sarebbe spettata al lavoratore, cioè massimo 24 mesi, comprensivi della riduzione progressiva dal quarto mese. Trascorsi i primi 2 anni, corrispondenti alla durata della NASPI, i costi dell’indennità per lo scivolo pensionistico sono interamente a carico del datore di lavoro.

Pensione con scivolo: il calcolo degli importi

Il lavoratore che accede al prepensionamento percepisce, fino alla maturazione della pensione, un’indennità pari all’assegno maturato al momento delle dimissioni. L’indennità mensile è corrisposta dall’INPS per 13 mensilità, per il periodo compreso tra la data di risoluzione del rapporto di lavoro e quella di raggiungimento della prima decorrenza utile della pensione di vecchiaia, o anticipata. Tale indennità è soggetta a tassazione ordinaria.

L’importo è commisurato al trattamento pensionistico lordo maturato dal lavoratore alla cessazione del rapporto di lavoro, secondo quanto previsto dalle singole Gestioni. Per il calcolo della quota contributiva si tiene conto del coefficiente di trasformazione relativo all’età del lavoratore alla data di decorrenza dell’indennità. In caso di perfezionamento del diritto a pensione in due o più forme previdenziali, l’importo sarà pari al più elevato degli importi mensili dei trattamenti pensionistici maturati al momento di risoluzione del rapporto di lavoro.

Quali costi per i lavoratori

Tale formula comporta però dei compromessi per il lavoratore in termini di taglio dell’assegno previdenziale e costi da sostenere. Bisogna infatti considerare una mancata maturazione del TFR negli ultimi anni di lavoro e per il mancato versamento dei contributi previdenziali negli stessi anni, arrivando così ad un assegno previdenziale di importo più basso rispetto a quello che avrebbero maturato se fossero rimasti al lavoro fino alla maturazione dei requisiti ordinari.

Stando ai calcoli dei sindacati, andando in pensione 5 anni prima, si subisce un taglio immediato, nel passaggio dallo stipendio all’assegno di prepensionamento mensile in contratto di espansione, del 22% e del 10 - 15% quando si percepirà la pensione, confrontando l’assegno maturato con il prepensionamento con quello che il lavoratore avrebbe percepito restando al lavoro fino all’ultimo.

Caratteristiche dell’indennità e quando è possibile riceverla

Poiché non si tratta di una pensione vera e propria, l’indennità per lo scivolo pensionistico, secondo quanto specifica l’INPS, presenta le seguenti caratteristiche: non è possibile applicare ad essa le trattenute per il pagamento degli oneri, quali riscatto, ricongiunzioni o cessioni del quinto; è sottoposta alla tassazione come reddito da lavoro dipendente; non forma oggetto di perequazione annua; è cumulabile con redditi da lavoro dipendente o autonomo; non è prevista la reversibilità ai superstiti, così come non spettano i trattamenti di famiglia o altre prestazioni legate al reddito, come quattordicesima o maggiorazioni.

L’indennità mensile viene erogata a partire dal primo giorno del mese successivo a quello di risoluzione del rapporto di lavoro, indipendentemente dalla data di presentazione della domanda. Tra la data di risoluzione del rapporto di lavoro e quella di decorrenza dell’indennità non deve esserci soluzione di continuità. L’indennità mensile viene corrisposta fino alla data di raggiungimento della prima decorrenza utile della pensione di vecchiaia o anticipata, il cui diritto sia maturato per primo, a carico dell’Assicurazione Generale Obbligatoria o delle forme sostitutive della stessa gestite dall’INPS.

Presentazione domanda da parte del datore di lavoro

Per concretizzare il contratto di espansione, il singolo datore di lavoro interessato deve presentare, per ciascun piano di esodo, apposita domanda all’INPS, accompagnata dalla presentazione di una fideiussione bancaria. Il datore di lavoro è invece libero dall’obbligo di presentare la fideiussione nel caso in cui decida di effettuare il versamento per le indennità in un’unica soluzione.

Può essere indicato un solo piano di esodo annuale. Solo in casi eccezionali, che riguardino platee di lavoratori particolarmente numerose, è possibile prevedere, nel contratto di espansione, due piani di esodo e due diverse date presunte di risoluzione dei rapporti di lavoro, per la medesima annualità. Una volta conclusa l’erogazione della prestazione di esodo dell’ultimo lavoratore interessato al piano annuale, l’INPS procederà a una verifica, a consuntivo degli importi dovuti e all’eventuale rimborso, o alla richiesta di ulteriori risorse al datore di lavoro.

Presentazione domanda da parte del lavoratore

Poiché non è prevista la trasformazione automatica di tale prestazione in pensione, il lavoratore dovrà presentare domanda di pensione effettiva secondo le modalità abituali, entro la data di scadenza dell’indennità mensile.

Alternativa: Cassa Integrazione Straordinaria

Oltre allo scivolo pensionistico, l’azienda che avvia il contratto di espansione può anche richiedere l’attivazione della Cassa Integrazione Straordinaria. È previsto infatti anche un aiuto per i lavoratori che hanno aderito al contratto di espansione, ma che non si trovino a un massimo di 5 anni dalla pensione.

Nello specifico: una Cassa Integrazione Straordinaria (con riduzione media oraria non oltre il 30% dell’orario giornaliero, settimanale o mensile degli interessati) per i lavoratori che rientrano dal piano di formazione e di riqualificazione, e che non si trovano nella condizione di beneficiare dello scivolo pensionistico; la percentuale di riduzione complessiva dell’orario di lavoro per ciascun lavoratore può essere inoltre concordata fino al 100%, nel periodo coperto dal contratto; per tali lavoratori è prevista l’erogazione della Cassa Integrazione Straordinaria fino a un massimo di 18 mesi, anche non continuativi, in deroga alla durata complessiva degli interventi di CIG (Cassa Integrazione Guadagni) nel quinquennio mobile, pari dunque a 24 o 30 mesi.

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