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Smart working, c'è la proroga: ecco chi viene escluso

È stato approvato un emendamento che prolunga lo smart working fino al 31 marzo, ma solo per i fragili. Di seguito i requisiti necessari per la misura e chi non ne avrà più diritto

Smart working ai fragili, c'è la proroga: ecco chi viene escluso
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Altri tre mesi in smart working se si rientra nella categoria dei lavoratori fragili: è quanto stabilito da un emendamento alla Manovra di Bilancio da poco approvato in commissione Bilancio della Camera. La tanto attesa proroga di cui si era vociferato nelle scorse settimane è arrivata e prolunga fino al 31 marzo 2023 la possibilità del lavoro da remoto.

Chi rientra nel lavoro agile

Non siamo più in pandemia, motivo per il quale è ormai ricominciata da mesi la normale routine pre-Covid. Per alcune categorie di lavoratori di uffici pubblici e privati, però, sarà possibile continuare a svolgere il proprio compito quotidiano con la possibilità di esercitare anche un'altra mansione. Nel documento appena approvato c'è scritto che il datore di lavoro dà il proprio assenso allo svolgimento della prestazione lavorativa in modalità agile "anche attraverso l'adibizione a diversa mansione ricompresa nella medesima categoria o area di inquadramento, come definite dai contratti collettivi vigenti, senza alcuna decurtazione della retribuzione in godimento".

Ma chi sono gli italiani che possono usufruire della proroga che sarebbe scaduta il prossimo 31 dicembre? Sono i lavoratori il cui medico curante, tramite certificato, afferma che si tratta di pazienti immunodepressi, oncologici, chi sta effettuando terapie salvavita e i disabili gravi. Per queste categorie, quindi, non serve l'accordo individuale con il datore di lavoro dal momento che adesso è anche previsto dalla legge.

Chi sono gli esclusi

Una differenza con quanto avveniva in precedenza, però, c'è: non potranno usufruire della proroga di tre mesi sullo smart working i genitori che hanno figli al di sotto dei 14 anni che non sono stati citati dal decreto Milleproroghe: in questo modo, per loro non sarà possibile lavorare da remoto ma dovranno recarsi al luogo di lavoro, essendo che non rientrano nella nuova normativa. L'unica possibilità è data, questo sì, dall'eventuale accordo con il datore di lavoro o l'azienda, gli unici a poter concedere la possibilità di rimanere a casa.

I consumi in smart working

L'Istat ha rilevato che lockdown e lavoro da casa nel 2020 hanno innalzato i consumi domestici (soprattutto elettricità) per una spesa complessiva di 36 miliardi di euro: la spesa media per abitazione è stata di circa 1.411 euro, ossia circa 118 euro mensili. Il Report 2020-2021 tiene conto, ovviamente, di tutte le voci relative ai consumi domestici (gas, acqua, ecc.

) ma è stato osservato che il maggior tempo trascorso in casa per lavoro ha, per forza di cose, aumentato i consumi rispetto all'epoca pre-pandemica.

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