da Milano
Eccolo Eric Clapton a metà tra splendore e miserie. Avendo già raccolto tutti i successi possibili (ad esempio 18 Grammy Awards, che nella musica valgono come gli Oscar per il cinema) lui, cioè uno dei più grandi chitarristi del Novecento, ha deciso di raccontare in un libro la sua vita, che è molto peggio di come (quasi) tutti immaginano. Tanto per capirci, allinizio degli anni Settanta spendeva ben 1000 sterline alla settimana (oltre undicimila euro di oggi), una cifra da nababbi. Ma quei soldi gli servivano per comprarsi leroina. Era a un passo dalla perdizione e sulla sottile linea bianca della droga ha poi camminato per tanti e tanti anni, componendo, suonando e registrando contemporaneamente musica di altissimo livello, tempestata di blues e di rock così puro da influenzare due generazioni di rockettari. «Clapton is God», Clapton è dio si leggeva nel 1967 a Londra su di un muro fuori dalla fermata del metro di Islington quando il chitarrista era nei Bluesbreakers di John Mayall. «Non ho mai pensato di essere il più grande però ho sempre voluto esserlo», ha spiegato lui, timidamente.
Ieri il Sunday Times ha pubblicato un estratto della sua autobiografia, che in Italia uscirà a inizio 2008 per la Sperling & Kupfer. Naturalmente il passo prescelto è quello che riguarda la sua storia damore con Pattie Boyd, di cui si è già detto quasi tutto e sulla quale mancavano solo i ricordi dellinteressato. Pattie Boyd era la moglie di Ringo Starr, batterista dei Beatles e grande amico di Clapton. Quella storia, che ha tutte le caratteristiche di un grande feuilleton, ha accompagnato gran parte dei suoi anni Settanta, ha dato la scintilla per la composizione di un grande successo, Layla, ed è rimasta nella storia del rock solo un gradino più sotto rispetto agli amori tra Lennon e Yoko Ono o tra Mick Jagger e Marianne Faithfull.
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