Bruxelles - Il commissario Ue all’ambiente, Stavros Dimas, si è detto "allibito" per le obiezioni avanzate dall’Italia sul pacchetto di misure europee sul clima. "L’Italia è uno dei Paesi che probabilmente farà l’affare migliore", ha detto il commissario, sottolineando di non vedere per il nostro Paese alcuno svantaggio. Ma il ministro all'Ambiente Stefania Prestigiacomo non ci sta e invita Dimas a "rileggere il documento" della Commissione europea.
L'attacco di Dimas "Sono allibito dai commenti di alcuni ambienti in Italia perchè il pacchetto fa parte della soluzione", ha sottolineato Dimas, secondo cui a livello macro-economico l’Italia sarà uno dei paesi che "farà il migliore affare". "Per questo - ha aggiunto il commissario Ue all’ambiente - mi chiedo come mai tutte queste obiezioni". Per l’Italia da questo pacchetto, ha osservato il commissario, ci sono "enormi opportunità" e non svantaggi. "L’occupazione salirà dello 0,3%, ci sarà più sicurezza energetica, più energia rinnovabile e un futuro con minori emissioni e soprattutto molti incentivi all’innovazione", ha osservato. "Non so da dove vengano questi numeri, ma sono scenari che non si basano sul nostro pacchetto", ha detto il commissario Ue all’ambiente riferendosi alle stime diffuse dall’Italia in relazione al costo dell’applicazione, a livello nazionale, delle misure previste dal pacchetto clima-energia. Secondo la Ue i costi sarebbero tra i 9,5 e i 12,3 miliardi, mentre in Italia si parla di 18-25 miliardi.
Il Belpaese e i parametri di Kyoto Il commissario Ue all’Ambiente, ha quindi ammonito oggi l’Italia a "prendere provvedimenti»" per mettersi in regola con le norme in vigore in applicazione del Protocollo di Kyoto per la riduzione dei gas a effetto serra, avvertendo che si tratta di "un obbligo giuridico". Dimas ha voluto ricordare pure che, prima del 'pacchetto' su cui sono ancora in corso i negoziati, gli Stati membri dovranno comunque rispettare gli impegni presi in precedenza, e riguardanti il periodo 2008-2012. "L’Italia - ha detto Dimas - deve ricordare che ci sono anche gli impegni di Kyoto, con obiettivi che in questo momento non è in grado di raggiungere". La legislazione comunitaria derivata dal protocollo di Kyoto obbliga già i paesi dell’Ue a tagliare complessivamente dell’8% le loro emissioni di CO2 rispetto al 1990, e la riduzione va calcolata come media annuale del quinquennio 2008-2012. In questo quadro, l’Italia dovrebbe ridurre le proprie emissioni del 6,5%, ma secondo i dati più recenti, pubblicati ieri dalla Commissione europea, si stima che al 2010 le avrà aumentate invece del 7,5%, a politiche invariate, o diminuite solo del 4%, se farà pieno uso degli 'strumenti' di flessibilità di Kyoto (la ’borsa delle emissionì e il ricorso a ’crediti esternì, ovvero la possibilità di contabilizzare in patria riduzioni di CO2 realizzate con progetti ecocompatibili in alcuni paesi extra-Ue). Secondo la legislazione in vigore, nel periodo di applicazione 2008-2012 le installazioni industriali che eccederanno il 'tetto' annuale di emissioni loro assegnato, dovranno acquistare le 'quote' di CO2 corrispondenti alla 'borsa delle emissioni', o verranno sanzionate, alla fine, con multe pecuniarie più care delle quote stesse. Attualmente, alla borsa delle emissioni, il prezzo di una tonnellata di CO2 è attorno ai 20 euro.
La replica della Prestigiacomo "Dimas prima di sbalordirsi dovrebbe rileggere il documento diffuso dalla commissione Ue (non del Governo Italiano) Model-based Analysis of the 2008 EU Policy Package on climate change and renewables che è stato reso noto solo a fine settembre, nonostante l’Italia chiedesse da mesi una verifica dei costi del pacchetto clima-energia senza ottenere risposta". Rispondendo al Commissario Ue all’ambiente Stavros Dimas, il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, ha fatto sapere che le valutazioni fatte sono "tratte da quegli scenari preliminari utilizzati dall’Ue per la valutazione dei costi e prendono in considerazione l’unica ipotesi che prevede il raggiungimento da parte del nostro Paese degli obiettivi del 20-20-20". Quella ipotesi parla di un costo di 181,5 miliardi fra il 2011 e il 2020 e di un costo annuo di 18,2 miliardi, con un peso del 1,14% sul pil. Altre valutazioni, a costi minori, prevedono esplicitamente che l’Italia non raggiunga gli obiettivi. "Ma - ha aggiunto il ministro - se il nostro paese deve assumere un impegno e valutarne i costi, deve ovviamente valutare quanto costa raggiungere l’impegno, non quanto costerebbe disattenderlo. Ciò detto, siamo pienamente disponibili ad un confronto sui dati di costo del pacchetto energia e credo che lunedì il Consiglio dei Ministri Ambiente Ue, in Lussemburgo, sarà l’occasione per fare chiarezza su questo fondamentale aspetto del provvedimento".
L'affondo di Veltroni "La posizione del governo italiano sul 'pacchetto-clima' in discussione a Bruxelles è irresponsabile nel merito e rischia di isolare il nostro paese dal nucleo storico dell’Unione europea", ha attaccato Walter Veltroni, segretario nazionale del Partito democratico ricordando che la drammatica crisi finanziaria di queste settimane non può "fermare i mutamenti climatici e dunque non può e non deve fermare l’impegno per arginarli: un impegno che è un imperativo etico nei confronti delle generazioni future ed è anche un decisivo
terreno d’innovazione tecnologica e di sviluppo, come dimostrano gli esempi di chi puntando sulle energie pulite, sull’efficienza, sulla ricerca ne ha ricavato grandi benefici in termini di occupazione e di competitività".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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