Code bibliche per rinnovare la tessere dei mezzi pubblici

A Mosca quando splendeva il sol dell’avvenire, la gente faceva la coda davanti ai negozi per poter comprare quello che c’era, all’Avana dei fratelli Castro si fa la coda per vedere quello che c’è, a Roma ci si mette in fila per acquistare un iPhone con lo sconto, e a Milano, dove si bada solo al sodo e il tempo è denaro, si fa la fila davanti agli Atm point per procurarsi un abbonamento alla metropolitana. Pagando, s’intende.
L’avventura per rinnovare di 4 mesi un abbonamento in scadenza a fine ottobre è cominciata venerdì 28. Punto scelto: la stazione Duomo dove l’Atm è presente in due sedi. Al mattino le persone in coda, in entrambi i point, sono, ad occhio, non meno di cento. Meglio passare di pomeriggio. Errore: il serpentone è doppio e si snoda all’esterno lungo i corridoi. Pazienza. Si rimanda a lunedì 31. Mai decisione fu così infelice. La situazione, infatti, è peggiore rispetto alle precedenti. All’ingresso del c’è un addetto molto gentile. Risponde di tutto a tutti, distribuisce moduli, spiega come compilarli senza commettere errori. A qualcuno suggerisce di provare in altri Atm point, a Cadorna o a Loreto. Oppure in Centrale. La coda è meno lunga, ma i tempi di attesa sono biblici: il numero degli sportelli è inferiore rispetto a quelli presenti a Duomo.
Non resta che rassegnarsi e rimandare l’operazione abbonamento a mercoledì. Valutati i pro e i contro, conviene rivolgersi al point Duomo. Alle 11 la coda è, metro più metro meno, lunga come quelle dei giorni scorsi. Ma stavolta non si può rinviare. A ciascuno viene consegnato un numero e, finalmente, si conquista l’accesso alla sala degli sportelli sopra i quali un quadretto luminoso segnala i numeri in progressione.
E così fra sospiri, invettive, telefonate per annunciare ritardi, gente che ti racconta tutto di sé come si ti conoscesse da tempo, immigrati con sguardi smarriti, alcuni ceffi che andrebbero bene a fare le comparse, finalmente compare sullo schermo il numero atteso. Uno sguardo all’orologio: sono le 13 e 30. Due ore e mezzo per rinnovare un abbonamento fino al 29 febbraio prossimo. Spesa 120 euro.

Questo accade nell’epoca della tecnologia, che permette in pochi minuti di mandare, via internet e carta di credito, un mazzo di tulipani ad una morosa che sta a Città del Capo, ma costringe i milanesi a sprecare ore e salute per acquistare l’abbonamento alla metropolitana.

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