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Cogne, il pg Corsi: "Anna Maria confessi, tutti le vorrano bene". La sentenza il 27

A Torino durissima replica del procuratore Corsi: "Deve uscire dalla gabbia dove si è chiusa". Dopo una pausa la controreplica della difesa. Venerdi prossimo la camera di consiglio e il verdetto. I precedenti: 371 figlicidi in 30 anni

Cogne, il pg Corsi: "Anna Maria confessi, 
tutti le vorrano bene". La sentenza il 27

Torino - Se Anna Maria Franzoni uscisse "dalla gabbia in cui è chiusa". Se confessasse l'omicidio del figlio Samuele, "tutti le vorranno bene, o meglio tutti le vorremo bene". Con un nuovo invito alla confessione il pg Vittorio Corsi ha concluso, dopo poco più di due ore la, replica all'arringa difensiva sostenuta nella scorsa udienza dall'avvocato Paola Savio. "È una donna chiusa in una gabbia - ha detto Corsi dopo avere fatto sentire in aula le parole della Franzoni in un'intervista a Bruno Vespa - dalla quale non ha il coraggio di uscire. Perché non può uscire dal vicolo nero in cui è finita senza correre il rischio di essere sbeffeggiata. È una questione di orgoglio. Ma l'orgoglio, in certe situazioni, si può mettere sotto i piedi. Tutti le vorranno bene, e tutti le vorremo bene, anche se esce da questa gabbia".

Contestazioni Nel corso della sua replica, Corsi ha ribattuto punto per punto ai dubbi sollevati dall'avvocato Savio, soprattutto sulla vicina di casa Daniela Ferrod e sul sabot come possibile arma del delitto. Il pg ha ribadito che Anna Maria Franzoni dopo avere ucciso il figlio si è comportata "come una bambina che ha combinato un guaio e ha voluto nasconderlo. Come una bimba - ha detto - che ha rotto un vaso e non vuole ammetterlo". La Franzoni è rimasta impassibile per tutta l'udienza. Ha evitato di guardare i filmati in cui i Ris avevano simulato l'azione del presunto assassino e ha preso qualche appunto. L'unica emozione durante una pausa, quando una giornalista televisiva le ha dato un piccolo mazzo di margherite che le aveva consegnato all'esterno del Tribunale una sostenitrice della Franzoni. "Mi ha detto di dirti che sono da portare a Samuele" le ha detto la giornalista. Anna Maria le ha prese con un sorriso e si è messa a piangere.

Cogne non è Erba Quindi il pg ha smontato la tesi della difesa: "Lasciamo perdere Erba è tutta un'altra storia". Corsi aggiunge che se la signora Ferrod fosse stata la vicina cattiva di Erba, la Franzoni nella deposizione non avrebbe detto "la mia vicina amica". "Tirare in ballo la signora Ferrod mi pare più un dispetto alla logica e alla verità processuale - continua -. Per mettere una pietra tombale su questa brutta insinuazione basta guardare le scarpe che sono state fotografate quella mattina e che indossava la signora Ferrod, la semplice osservazione delle ciabatte consente di escludere l'idoneità delle stesse a provocare quello sfacelo".

La controreplica della difesa Così come nell'arringa, anche nel corso della controreplica, per spiegare alcuni comportamenti della Franzoni, l'avvocato Paola Savio ha fatto riferimento alla sua personale condizione di donna e di madre. In particolare, in riferimento al presunto lapsus della Franzoni nel corso di una telefonata in cui disse "cosa mi è successo?" corretto un attimo dopo in "cosa gli è successo?", l'avvocato Savio ha spiegato "cosa sono i figli per noi madri? Quello che capita a loro è come se capitasse a noi, anzi peggio. Sono una parte di noi. Quando si ammalano ci preoccupiamo, forse Fornari (consulente dell'accusa) lo troverebbe un comportamento impulsivo, ma noi mamme siamo fatte così". E ancora sul malore che la Franzoni ha avuto la notte prima dell'omicidio, quando chiamò il 118, il legale della difesa ha osservato: "La spiegazione che ha dato la Franzoni è sempre stata la stessa, ha detto che soffre di mal di stomaco, per di più abita in montagna e quando si apre una finestra capita, dopo mangiato, di prendere la cosiddetta botta di freddo. A me non sembra così strano. Aggiunge poi la Franzoni che a volte le è capitato di svenire e, per fortuna, c'era con lei il marito. Lei si angoscia per i bambini. Io sono la prima - ha detto l'avvocato Savio riferendosi a se stessa - quando non mi sento bene a chiedere a qualcuno di venire ad aiutarmi. Quel giorno poi c'era un problema in più per Annamaria, la festa di compleanno di Davide e per questo ha chiesto l'intervento del 118. Non mi sembra una spiegazione fuori dal mondo, lontana dalla vita quotidiana di noi donne a cui non è concesso di stare male, - ha concluso - forse per gli uomini non è così...

Si tratta di logica, non di psicologia".

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