Col pieno paghiamo anche la guerra di Abissinia

(...) su ogni litro di carburante è molto antico e radicato nella mentalità dei governanti italiani in genere. L’ultimo aumento che abbiamo avuto in Liguria risale al primo febbraio di quest’anno quando la Regione, amministrata da Burlando e compagni, ha imposto un prelievo extra di 0,031 euro al litro. Non è un mistero per nessuno che il vizio capitale di tutte le amministrazioni di sinistra sia quello di imporre nuove tasse, solo che adesso la misura è davvero colma.
Ma vediamo, in pratica, quanto ci costa fare un pieno alla pompa. Secondo l’Istituto Bruno Leoni di Torino, il costo medio per un pieno di benzina in una vettura di piccola cilindrata oggi è di 44,1 euro, dei quali 27,09 euro sono imposte. Nel 1996 per riempire il serbatoio si pagava l’equivalente di 32,37 euro, dei quali 23,66 erano le imposte.
Lo stesso pieno di benzina per un’auto di media cilindrata oggi costa 52,06 euro, dei quali 34,83 sono tasse. Nel ’96 costava 33,21 euro, dei quali 22,68 euro erano tasse.
E passiamo ai veicoli di grossa cilindrata. In questo caso il costo medio di un pieno di benzina oggi viene 69,42 euro, dei quali 46,44 sono imposte. Nel ’96 costava 44,28 euro, di cui 30,24 erano tasse.
Tanto per aprire una piccola e curiosa parentesi storica sul discorso tasse sui carburanti, basti pensare che la prima accise sulla benzina era di 1,90 lire e venne imposta nel 1935, in pieno fascismo, per finanziare la guerra di Abissinia. In ordine cronologico, vengono poi le 14 lire per la crisi di Suez nel 1956, quella di 10 lire per il disastro del Vajont nel 1963, le 10 lire per far fronte all’alluvione di Firenze nel 1966, le 10 lire per il terremoto del Belice del 1968, le 99 lire per il terremoto del Friuli nel 1976, le 75 lire per il terremoto in Irpinia nel 1980, le 205 lire del 1983 per la missione in Libano e, infine, le 22 lire per la missione in Bosnia nel 1996.
La cosa buffa, si fa per dire, è che continuiamo a pagare tutte queste accise nella misura di 0,25 euro al litro che si vanno ad aggiungere all’Iva sul prezzo, all’Iva sulle stesse accise e, in fondo alla catena, la tassazione dei profitti delle compagnie. Paghiamo tutto noi.
Per quanto riguarda invece il caro spiaggia, anche qui non si scherza. A difesa dei gestori dei bagni, c’è da dire che ultimamente hanno dovuto affrontare un aumento delle imposte demaniali da urlo. Il problema è che questi rincari governativi alla fine vengono a pesare sul nostro portafoglio. «Il sindacato dei gestori di stabilimenti balneari - conferma Elio Lannutti, presidente dell’associazione Adusbef - mette le mani avanti e parla di aumenti contenuti tra il 2,5 e il 5 per cento. Per la verità, le voci di costo (ombrellone, lettino, eccetera) aumentano mediamente di oltre il 14 per cento».
Ma noi ci distinguiamo anche in questo campo. A Rimini, tanto per fare un esempio, ombrellone e due lettini costano dai 12 ai 14 euro al giorno.

In Liguria, e l’Adusbef porta Ventimiglia come campione, ombrellone, sdraio e lettino non costano meno di 17 euro al giorno.
Insomma, facciamo di tutto per incentivare il turismo... Salvo poi mugugnare che le presenze qui da noi sono sempre più rare. Chissà come mai.

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