«La vita intensa - I racconti di Vivien Leigh» (Editrice Le Mani) è un libretto «esile e dolente» come l'autore Massimo Morasso definisce la protagonista, indimenticabile Rossella in «Via col Vento», donna complessa ed erotica in «Un tram che si chiama desiderio». Nella sintetica brevità è denso di contenuti così da arricchirci in modo inversamente proporzionale alla lunghezza. Il «dolente» si giustifica con ciò che racconta della vita di Vivien, affetta fin dall'adolescenza da Tbc (e che morirà precocemente per una lesione polmonare), affetta da crisi maniaco-depressive che la portarono a ricoveri in una clinica per malattie mentali.
Il primo tema di riflessione è su un amore da mito che sappiamo si concluse amaramente perché Vivien e Olivier Laurence, grande interprete di Shakespeare (e non solo), si amarono assai ma si separarono dopo vent'anni di matrimonio e quattro di convivenza. Fin dalle prime pagine assistiamo alla cronaca del disamore cui fanno seguito sei racconti cui Vivien, pur intensa scrittrice di lettere, non mise mano, ma Morasso, immedesimandosi in lei, le attribuisce.
L'autore per cui «l'anima è sempre abitata da qualche potenza buona o cattiva» sostiene che Vivien converrebbe con lui se dice che «le anime non sono malate quando sono abitate, ma al contrario quando non sono più abitabili...». Un sentimento di condivisione il suo oltre la malattia mentale, per capire la visione di vita dell'attrice e che la fa rivivere per noi.
Il disamore è così registrato da Gina Guandalini, biografa di Vivien. Olivier le «resistette accanto, impotente davanti ad una malattia feroce e incurabile, privato del sonno e a volte anche della dignità». Parole che si spiegano con il tradimento da parte di Vivien come è adombrato nel racconto «Una notte d'amore». Olivier per lei abbandonò la moglie e un figlio, poi la lasciò per la giovane attrice Joan Plowright da cui ebbe altri figli. Conclusione della biografa: «Quelli che li conoscono entrambi sosterranno sempre che un altro uomo avrebbe gettato la spugna anni prima».
Nel libro la personalità di Vivien si completa a tutto tondo nell'adolescenza un po' ribelle, nell'incantamento per Olivier raccontato in «Dovrebbe esserci stato amore», nelle sue passioni: per i suoi animali (tutti neri come il labrador Jason e Poo-Jones, il felino preferito), per la sua casa di campagna.
Morasso ha saputo così ben immedesimarsi perché ha un lungo apprendistato di saggista sensibile e si è cimentato con i grandi visionari Rainer Maria Rilke, Cristina Campo, William Butler Yeats, Ezra Pound.
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