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Il Colle sprona i politici: «Fate l’esame di coscienza All’Italia serve credibilità»

RomaÈ la crisi più «intensa, lunga ed estesa» dalla fine della seconda guerra mondiale. Uno scenario internazionale carico di tensioni, vecchie e nuove, che alimentano l’instabilità e minacce di ogni tipo. E se gli Stati europei dovrebbero ritrovare le ragioni della loro Unione, l’Italia sta subendo una «grave crisi di fiducia» che chiama tutti, nessuno escluso, all’«esame di coscienza collettivo».
È un Giorgio Napolitano di piglio garibaldino, quello che affronta le celebrazioni del 4 novembre, festa dell’Unità e delle Forze armate, all’indomani del giro di consultazioni «informali» tra i partiti. In un messaggio e ancor di più nella visita che compie in Puglia, il presidente della Repubblica parla chiaro, come il momento «duro e difficile» richiede. Un appello a ritrovare fiducia, perché senza di essa «dove vuole che si vada». «Parliamoci chiaro - dice appunto Napolitano - nei confronti del nostro Paese è insorta in Europa, e non solo in Europa, una grave crisi di fiducia. Dobbiamo esserne consapevoli e sentircene più che feriti spronati nel nostro orgoglio e nella nostra volontà».
Affiorano, spiega il capo dello Stato, «se non pregiudizi vecchi e nuovi, giudizi unilaterali o ingenerosi e calcoli insidiosi verso l’Italia, ma guai a rispondervi con ritorsioni polemiche e animosità». Anche perché ogni volta che nel Vecchio Continente ci sono stati momenti di divisione e incomprensione si è approdati a «spaventosi disastri». Tali e tante sono le «inefficenze, contraddizioni, esitazioni», delle quali «ciascuno dovrebbe interrogarsi per la sua quota di responsabilità», e non certo solo l’Italia, che Stati e istituzioni dell’Unione Europea sono a un passo dal baratro. Per questo occorre un «salto di qualità», cui anche l’Italia dovrà dare il suo contributo. Non vanno dati «segni di scarsa determinazione e scarsa affidabilità» e devono essere tempestivamente attuati, arricchiti e puntualizzati gli impegni presi con l’Unione europea, superando «termini rimasti generici e controversi». Dobbiamo rompere al più presto la morsa dell’alto debito pubblico e della bassa crescita «che stringe il Paese». E non lo si può fare agendo «su uno solo dei suoi lati», raccomanda Napolitano. Ma bando anche alle polemiche sterili e alla sfiducia generalizzata, perché è alla «dialettica democratica in Parlamento» che spetterà «la libertà e l’onore delle scelte generali da compiere». Al presidente invece il compito di esortare all’«esame di coscienza collettivo» che induca a «cambiare molto nei comportamenti» di tutti gli attori della scena pubblica.

Essere più esigenti con noi stessi, perché il «recupero della fiducia non può essere il compito di una parte sola».

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