Collezionare opere d’arte per dimenticare la crisi

L’altra faccia della crisi, alias il mondo del collezionismo d’arte. Un mondo colto e composito, spesso sotterraneo, propenso a viaggiare e attento alle congiunture. E Milano rappresenta un campione fortemente significativo, raccogliendo alcune tra le gallerie antiquarie più importanti d’Italia, da Tornabuoni a Longari, dai fratelli Piva a Buccellati. Dopodomani il Palazzo della Permanente accoglierà la fiera «Mint», manifestazione che per la prima volta fonde anche il marchio dell’altra storica kermesse meneghina «Collezioni d’arte». Due fiere che diventano una. Un segno dei tempi, verrebbe da dire, in un Paese eccessivamente denso di mostre-mercato e che oggi certo registra un momento di impasse nel settore dei cosiddetti beni di lusso.
Eppure una punta d’ottimismo non guasta, anche perchè ammirare non costa davvero nulla se non il prezzo del biglietto d’ingresso e allora sarà interessante vedere come, per quattro giorni, il pubblico risponderà alla proposta dei 31 galleristi d’arte antica e moderna in mostra in via Turati. «Quello dei collezionisti italiani è un pubblico un po’ distratto ma soprattutto preoccupato dai controlli del fisco e dall’incertezza sul futuro - dice il direttore di Mint Roberto Casiraghi - Inutile nascondere che non è un momento facile per chi vende arte antica, ma proprio per questo abbiamo deciso di puntare a una fiera di qualità, con importanti gallerie italiane e qualche eccellenza dall’Europa, come nel caso di Derek Johns di Londra e Caylus di Madrid».
Un mercato strano, quello dell’arte antica e moderna che da un lato soffre le conseguenze della recessione, dall’altro fa riscontrare record mondiali alle aste internazionali, l’ultimo da Sotheby’s a New York con «l’Urlo» di Munch venduto a 120 milioni di dollari.
«Sono altri pianeti rispetto al nostro - commenta Casiraghi - anche se i collezionisti italiani di fascia medio-alta preferiscono acquistare nelle fiere d’oltreconfine come Maastricht, dove esistono meno vincoli fiscali e meno burocrazia. Il nostro obbiettivo però è diverso: proporre arte di qualità in un palazzo aristocratico anche a un pubblico più vasto, dunque a varie fasce di prezzo». In mostra ci saranno opere d’arte occidentale e orientale tra dipinti, sculture, arredi, porcellane, argenti, stampe, tappeti e libri. Tra i galleristi presenti anche chi, come la galleria Tornabuoni, è reduce dalla più importante fiera del mondo, il Tefaf di Maastricht, dove ha esposto una ricca mostra dedicata a Lucio Fontana. Negli spazi parigini di avenue Matignon ha invece da poco inaugurato un’importante antologica sui décollage di Mimmo Rotella. Roberto Casamonti, titolare della galleria nata 30 anni fa a Firenze, al «Mint» esporrà sculture di Arnaldo Pomodoro, Mimmo Paladino e Marino Marini, oltre ad opere di Alighiero Boetti, Giorgio De Chirico e Enrico Castellani.
«Anche in un momento difficile come questo chi ama davvero l’arte continua ad acquistare e anzi può contare su un’offerta più vantaggiosa, eccezion fatta che per i capolavori» dice Casamonti che aggiunge: «Non dobbiamo dimenticare che le più grandi collezioni della storia sono nate in periodi difficili e perfino in tempi di guerra, e chi ha fiuto e coraggio viene sempre premiato nel tempo». Dalle stampe ai dipinti antichi e moderni le fasce di prezzo sono fortemente variabili ma certo più accessibili rispetto alle fiere d’arte contemporanea.

«Per noi galleristi - sdrammatizza Casamonti - una bella fiera non è vincente soltanto se si fanno buoni affari, ma anche se si incontrano collezionisti nuovi con cui possono nascere fruttuose amicizie. In un momento come questo, certo, meglio comprare che vendere attendendo tempi migliori. I miei grandi capolavori, infatti, preferisco tenermeli in cassaforte...».

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