Collezione Passaré: dal moderno alla scultura tribale

Un viaggio che parte dal bar Giamaica, cuore artistico della Milano degli anni ’50, e arriva in luoghi lontani, in Africa come in Oceania. Passa per le capitali della cultura europea e segue la passione del medico milanese Alessandro Passaré che, nel corso della sua vita, mostrò sempre una gran sensibilità verso il bello, in ogni forma e manifestazione. Spinto dal desiderio di esplorare gli orizzonti della cultura, descrisse un viaggio d’arte moderna e tribale. Lo raccolse in una collezione di tele e disegni, sculture e graffiti, firmata dal nome altisonante di grandi artisti e dall’autografo sconosciuto, a volte anche difficile da pronunciare, di autori noti solo agli esperti.
Un viaggio, un diario, una collezione di opere e ricordi che, grazie alla Fondazione Alessandro Passaré - dedicata e seguita dal figlio del medico-collezionista -, oggi rinasce, ritornando all’origine.
Nella biblioteca di Via Senato 12, parte della raccolta si mette in mostra. E come 50anni fa sulla porta del suo ambulatorio Passaré scriveva: «qui gli artisti si visitano gratis», anche oggi in via Senato si potrebbe scrivere lo stesso. Il significato però è diverso. Ora si riferisce all’ingresso gratuito dell’esposizione che offre ai milanesi l’occasione di osservare un quadro di Lam, una tela squarciata di Lucio Fontana, una «Combustione» di Alberto Burri. E ancora una composizione astratta di Tancredi e poi un rarissimo disegno di Carlo Carrà del 1909. Ma anche una tela di Picasso.
Dai protagonisti dell’arte moderna europea e del mondo alle sculture e maschere delle etnie Fang, Dogon, Dan, Bambara. Espressioni, queste, d’arte primitiva che la Fondazione Passaré tiene a promuovere e valorizzare.

Per dare sostegno al loro sviluppo, ma anche la possibilità di apprezzarle a chi ancora non le conosce. Dopo le tappe di Parigi e Savona, tocca a Milano proseguire il percorso intellettuale della Fondazione. Info: www.fondazionepassare.com

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