COLLODI nel «paese delle api industriose»

Vive un amore appassionato con il mezzosoprano Giulia Sanchioli la patriota che aveva partecipato anche alle Cinque Giornate

Serena Coppetti

Quando Pinocchio approda sull’isola scopre il «paese delle api industriose». «Le strade formicolavano di persone che correvano di qua e di là per le loro faccende, tutti lavoravano titti avevano qualcosa da fare» scrive Carlo Lorenzini. In quel paese non è troppo difficile riconoscere Milano, che già all’epoca (siamo tra il 1850 e il 1860) era in pieno fermento. Collodi la conosceva bene. È stato infatti spesso a Milano per brevi e lunghi periodi. Qui si è innamorato. Ha lavorato per una delle rivisite musicali più prestigiose dell’epoca. Ha frequentato gli intellettuali della Scapigliatura e contribuisce lui stesso a formare «il gusto degli scapigliati più giovani». In poche parole ha amato Milano. A dirlo è un’esperta di Collodi, Daniela Marcheschi che ha ripercorso la vita del papà di Pinocchio in un lavoro che ha richiesto dieci anni di indagini. Il risultato è stato un Meridiano Mondadori del ’95 dove - scrive l’autrice - il fine «è proprio quello di ricostruire la complessità e la ricchezza dell’opera di Collodi per farne emergere gli aspetti innovativi e originali». Tra questi c’è anche il Carlo Lorenzini milanese, che frequenta il Caffè Martini, che si dilunga in chiacchierate con l’amico scultore Giovanni Strazza, docente dell’Accademia di Brera. Che si innamora del celebre mezzosoprano Giulia Sanchioli, «ardente patriota - racconta la Marcheschi - che aveva partecipato anche alle Cinque giornate di Milano». Che col fratello a 22 corre sui campi di Lombardia per la Prima guerra di indipendenza.
Dall’inizio. Il primo approccio di Collodi a Milano è nel 1847. Collodi è un ventenne appassionato: di musica, d’arte, di politica. A Firenze si fa notare. Lavora come commesso nella libreria editrice Piatti. Un luogo storico, crocevia per tutti gli intellettuali della città. Così viene chiamato da Carlo Tenca, come racconta la Marcheschi, a scrivere di musica per la neonata rivista milanese «L’Italia musicale». Il suo primo articolo è intitolato «L’arpa» e ha solo la sua sigla: «L.». La sua collaborazione durerà per anni «e - spiega ancora Daniela Marcheschi - senza i suoi articoli di fondo su quel periodico non ci sarebbero forse state certe polemiche scapigliate». Scrivendo affronta le tematiche fondamentali per il rinnovamento dell’arte e del teatro. E stringe quelle amicizie che resteranno forti per tutta la vita. Come Francesco Lucca l’editore musicale, Emilio Treves, lo scrittore Giuseppe Rovani e il tenore Antonio Ghislanzoni. Conoscerà Edoardo Sanzogno. Vive e lavora qui nel 1851. Corre di nuovo a Milano per un lungo periodo nel 1858, scottato da una grande delusione d’amore. Milano è la città che lo accoglie quando a Firenze non era ben visto per le sue idee ed è la città che alla fine lo stronca sulla letteratura per adulti, perchè troppo umoristica e poco verista».

Ma per lui resta il «paese delle api industriose», la città dove c’è più dinamismo culturale e sociale, «l’unica - conclude la Marcheschi - su cui l’Italia poteva contare per diventare davvero moderna».
serena.coppetti@ilgiornale.it

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