Roma

Dal Colosseo a Santi Apostoli un insolito e battagliero corteo formato da migliaia di persone in giacca e cravatta o in camice bianco La rabbia dei professionisti in piazza Uniti dal «no» al decreto Bersani farmacisti, avvocati, ingegneri, geologi, dent

Francesco Bisozzi

Malgrado non siano avvezzi alle proteste di strada, migliaia di liberi professionisti giunti da tutta Italia ieri hanno aderito al corteo contro il decreto del ministro delle Attività produttive Pierluigi Bersani. Pungolati dallo spettro della liberalizzazione, si sono dati appuntamento davanti al Colosseo per salpare poi tutti insieme alla volta di piazza Santi Apostoli. Capitanati da farmacisti e avvocati, hanno sfilato ingegneri, periti industriali, commercialisti, geologi, dentisti, consulenti del lavoro. Dando vita a una marcia breve e ordinata, resa però stranamente insolita nell’aspetto dalla tenuta dei partecipanti: giacche, cravatte, gonne, tacchi e camici bianchi non popolano spesso le agitazioni.
Lo snodarsi della manifestazione è stato accompagnato dal coro «Bersani dal lavoro giù le mani», scandito da qualche tamburello e da alcune bottigliette d’acqua appositamente riempite con dei sassolini per fungere da maracas. Numerosi gli striscioni esposti. «Non svendete la giustizia, non uccidete la libertà» quello sfoggiato dall’Unione italiana forense. Al quale andavano a sommarsene altri, come per esempio «Bersani colpisce i più deboli» oppure «No al supermarket della giustizia». Su tutti però troneggiava il disegno del presidente del Consiglio vestito da Cappuccetto Rosso, per giunta con la coda da lupo, mentre di fronte ha una nonna in versione farmacista.
Il discorso legato alle tariffe e l’abbassamento della qualità del lavoro erano alcuni dei temi che nutrivano la contestazione. Ma in realtà ciò che non è andato giù ai manifestanti pare sia stato il mancato processo di concertazione tra il governo e i rappresentanti delle categorie interessate. Per una «riforma delle professioni che tuteli i diritti dei cittadini e la qualità delle prestazioni» la maggior parte ritiene infatti indispensabile l’apertura di un tavolo di confronto. Marina Calderone, presidente dell’Ordine nazionale dei consulenti del lavoro, è stata chiara al riguardo: «Noi innanzitutto contestiamo il metodo di questo decreto che è stato fatto senza alcuna concertazione, poi l’immagine che è stata data del professionista. Siamo stati dipinti come degli evasori fiscali quando invece siamo noi a garantire il corretto e regolare versamento delle imposte allo Stato dei nostri clienti. Per non parlare di un altro lato importante della questione, ovvero del disaccordo in merito alle nuove scadenze fiscali fissate nel decreto». Dello stesso avviso il vicepresidente del Consiglio nazionale degli ingegneri, Alcide Gava: «La riforma va a colpire la tutela dei diritti della società e degli interessi dei cittadini. Prima delle elezioni ci avevano assicurato che vi sarebbe stata una concertazione ma non è stato così».
La protesta si è macchiata però di un episodio di violenza. Al grido «provocatori andate a lavorare» un gruppo di partecipanti alla manifestazione ha aggredito alcuni lavoratori dello spettacolo della Cgil che si trovavano davanti alla sede della Provincia, in attesa che si concludesse un incontro presso l’assessorato al Lavoro. «Bandiere strappate, pugni, urla, offese e spintoni - denunciano in una nota le segreterie di Slc-Cgil e Cgil Roma e Lazio -. Poi sono arrivati trenta figuri con indosso le magliette di Forza Nuova e hanno tentato di innescare la rissa».
Il corteo si è sciolto intorno all’ora di pranzo dopo che i rappresentanti delle singole categorie sono intervenuti davanti alla folla.

In mezzo ai manifestanti presenti anche i deputati Maurizio Gasparri e Gianni Alemanno, a testimonianza della solidarietà espressa da AlleanzanNazionale nei confonti delle categorie coinvolte.

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