Fu vera aggressione? Forse no. O forse meno di quanto sembrava. A riscrivere la vera storia della guerra in Georgia dello scorso agosto e a ridimensionare le colpe di Mosca arrivano, tre mesi dopo, le indiscrezioni degli osservatori dellOsce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa). A riprenderle in un lungo articolo che ridimensiona le responsabilità di Mosca e getta pesanti ombre sulla buona fede del presidente georgiano Mikhail Saakashvili e dei suoi generali ci pensa il New York Times.
Il resoconto suona come unindiretta conferma dei dubbi e delle perplessità espresse a suo tempo da Silvio Berlusconi. Liquidati come piaggeria nei confronti dellamico Vladimir Putin quei commenti sembrano riflettere le conclusioni riservate messe a disposizione dei diplomatici europei nel corso di due successivi incontri organizzati a Tbilisi in agosto e in ottobre dagli osservatori dellOsce.
Le indiscrezioni del New York Times coincidono con la prima massiccia dimostrazione dellopposizione georgiana. Gli avversari del presidente Saakashvili hanno portato in piazza diecimila persone per ricordare la violenta repressione dello scorso novembre quando le forze di polizia intervennero con proiettili di plastica e cannoni ad acqua per disperdere una folla di contestatori riunita davanti al parlamento.
Per confermare il contenuto dei rapporti segreti degli osservatori interviene anche Ryan Grist, un ex capitano dellesercito inglese responsabile al tempo della delegazione Osce in Georgia. Grist, oggi dimessosi, sostiene nelle dichiarazioni riportate dal New York Times la tesi di un intervento preventivo e indiscriminato contro il centro abitato di Tskhinvali, capitale secessionista della Sud Ossezia. Grist smentisce anche la versione georgiana secondo cui la guerra sarebbe stata innescata dagli attacchi contro i villaggi del Sud Ossezia a maggioranza georgiana.
Tra la sera del 7 agosto e la giornata successiva, stando ai rapporti dagli osservatori dellOsce, i colpi dartiglieri e i missili georgiani colpivano il centro di Tskhinvali con una frequenza di un colpo ogni venti secondi. In quelle stesse ore gli osservatori dellOsce non rilevavano, invece, alcuna aggressione secessionista ai villaggi georgiani.
«Quellattacco mi sembrò completamente sproporzionato e indiscriminato anche nei confronti di uneventuale provocazione, qualora ce ne fosse stata una... Dal mio punto di vista fu un attacco rivolto contro una città in quanto tale », sostiene Ryan Grist che la notte del 7 agosto era in contatto sia con lufficio di Tskhinvali sia con quello Stephen Young, lex ufficiale britannico a capo della squadra di osservatori dellOsce dislocata in Georgia.
Neppure gli osservatori presenti in un ufficio vicino a due dei villaggi a maggioranza georgiana colpiti, secondo la versione di Tbilisi, dai secessionisti registrano quella notte alcun combattimento. Tutti i rapporti concordano invece nel segnalare linizio di un pesante bombardamento a colpi di missili e artiglieria contro il centro di Tskhinvali subito dopo il comunicato radio con cui Tbilisi denuncia - alle 23 del 7 agosto - le incursioni contro i propri villaggi.
Quei missili e quei colpi dartiglieria, stando allOsce, fanno morti e feriti anche tra le truppe dinterposizione russe presenti nellenclave secessionista. Il primo rapporto del generale Marat Kulakhmetov consegnato alle 12.15 dell8 agosto agli osservatori internazionali parla di perdite tra i propri soldati. Poche ore dopo il generale Anatoly Nogovitsyn, portavoce del ministro della Difesa, conferma luccisione di due militari e il ferimento di altri cinque.
I rapporti Osce smantellano anche la tesi di Tbilisi, basata su alcune intercettazioni mai rese pubbliche , secondo cui le colonne di Mosca pronte allinvasione erano in movimento sin dal 7 agosto.
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