Colpo da 100mila euro nella gioielleria: legato il proprietario e portati via i filmati

Non sarà facile risalire ai rapinatori che ieri mattina hanno svaligiato il laboratorio-gioielleria Scanavacca, in via Gioacchino Murat 12, a due passi da piazzale Istria e viale Zara. I tre malviventi che hanno messo a segno il colpo, infatti, prima di fuggire, si sono portati via l’impianto di registrazione del negozio di preziosi.
Il fatto è accaduto intorno alle 10. I balordi sono riusciti a portare via dalla cassaforte un bottino da 100mila euro. Uno di loro, un uomo sui 30 anni, è entrato nel laboratorio vestito da postino, dicendo di dover far firmare una raccomandata. Il proprietario, un uomo di 76 anni, si è piegato per prendere la penna e in quell’istante sono entrati gli altri due complici, armati di pistole, che gli hanno fatto aprire la cassaforte e hanno prelevato tutto il contenuto. Poi lo hanno legato malamente e sono scappati, portando via le telecamere. Il titolare si è liberato dopo pochi minuti e ha chiamato la polizia.
Al momento gli investigatori non sono in grado di dare un orientamento ben preciso alle loro indagini. Non sono poche le rapine a portavalori e a gioiellieri i cui responsabili non sono mai stati arrestati. Al momento resta un grosso smacco per la polizia non aver catturato gli autori del colpo da 5 milioni di euro messo a segno lo scorso 5 febbraio alla gioielleria «Scavia» nella centralissima via Spiga. Una banda di veri professionisti che non ha lasciato nulla al caso. Tre uomini, due dei quali travestiti da agenti della polizia municipale e uno con un cappotto, sono entrati nel locale e hanno minacciato i dipendenti, due uomini e due donne, legandoli col nastro adesivo e chiudendoli nel vano ascensore al piano sottostante.
Una tecnica d’azione collaudata e già nota agli investigatori; un forte accento meridionale, probabilmente siciliano di Palermo. Sono questi i pochi ma solidi elementi sui quali stanno ancora lavorando gli investigatori della squadra mobile.
Sulla pista siciliana pare non ci siano dubbi. Già per il colpo a «Casa Damiani», avvenuto nel febbraio 2008 in corso Magenta (bottino ufficiale, 10 milioni di euro) sei dei nove arrestati erano originari di Palermo, due di Catania e l’ultimo di Melfi.

Palermitani erano anche i sei componenti della banda che mise a segno il colpo miliardario il 12 maggio 2001 alla gioielleria Chopard, sempre in via Spiga. E sempre dal capoluogo siciliano proveniva il capo dei balordi autori di una notissima rapina alla gioielleria Cartier, nell’aprile 1991, di via Montenapoleone: Pino Rebuscini, nome storico della mala milanese.

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