Stavolta le telecamere cerano. E il sistema di videoregistrazione ha filmato tutto il colpo, attimo per attimo. Segnalando così agli investigatori della polizia anche la presenza di un quinto complice allesterno, che faceva esclusivamente il «palo», un uomo decisamente più anziano dei suoi «compari». Erano tutti e quattro sudamericani tra i 20 e i 30 anni, infatti, i giovanottoni che ieri mattina hanno rapinato la gioielleria «Oro», aperta qualche mese fa in viale Monza 6 da Valentino Z., un milanese di 60 anni. Lui non era presente quando, poco prima delle 10.30, i balordi hanno assaltato il suo negozio, razziando monili doro e dargento per un valore totale che si aggirerebbe sui 200mila euro. I sudamericani puntavano in realtà alla cassaforte, ma non sono riusciti ad aprirla, così si sono «accontentati». Non prima di aver però immobilizzato ai polsi, con del nastro da pacchi, le tre commesse della gioielleria.
Le donne - Liliana F., 59 anni, la ventunenne Pierpaola C., entrambe di Milano e Antonella C., 31 anni, di Bresso - erano state sequestrate dalla banda una manciata di minuti prima. Quando nel negozio erano entrati i primi due rapinatori: un tipo molto alto, con indosso un abito scuro e un altro più esile ma sempre distinto, entrambi di carnagione olivastra. In un italiano stentato, dal forte accento spagnoleggiante, il primo si è finto cliente e ha chiesto ad Antonella di mostrargli un anello. Proprio nel momento in cui la commessa gli sottoponeva il gioiello, nel negozio sono entrati altri due complici, stavolta sui ventanni, entrambi vestiti di jeans, con una curiosa cuffia di lana arancione e la borsa a tracolla. Uno di loro ha puntato immediatamente un coltello contro la povera Liliana, mentre gli elegantoni hanno estratto due pistole (che la polizia non esclude fossero finte).
«State tranquille, non vi accade nulla» hanno detto subito i balordi alle donne. E mentre il finto cliente le portava nel bagnetto della gioielleria e legava loro i polsi, laltro sottraeva due cellulari dalle loro borsette (per evitare così che qualcuno potesse lanciare lallarme).
Saputo che la cassaforte si trovava nello scantinato e tornato da lì a mani vuote, lelegantone ha fatto la guardia alle commesse sedute a terra nel bagnetto, mentre i complici completavano la rapina svuotando gli espositori della gioielleria. A liberare le tre poverette - quando la banda era ormai scappata a piedi con la refurtiva - è stata proprio una cliente giunta allimprovviso mentre la rapina era ancora in corso.
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