
Intelligenza?
Non ho mai avuto la sensazione di essere un tipo intelligente. Cauto, ponderato, lavoratore, forse ma intelligente? Piuttosto ho avuto la rivelazione che l'intelligenza esiste davvero ogni volta che ho agito da stupido. A volte da stupido totale.
Nel 2001 vinsi un concorso per il primo finanziamento a un mio lungometraggio, un film che si intitola Occidente. Ne fui molto felice. Erano pochi soldi e non bastavano per tutto il film, ma non me ne preoccupavo granché. Ero certo che in qualche modo ce la saremmo cavata, anche se il mio produttore era persino meno navigato di me. In realtà lui aveva un'azienda che vendeva terriccio per piante. Per precauzione, aveva riportato anche la produzione cinematografica, poiché sua moglie era regista. Ma era con me che avrebbe prodotto il suo primo film.
Io desideravo tantissimo arrivare con il mio film a Cannes, benché non capissi molto bene cosa volesse dire. Avevamo conosciuto un imprenditore edile che ci assicurava che a Cannes si potevano fare tutti gli affari del mondo, e si potevano trovare fondi. Si impegnò ad andarci per noi, se gli pagavamo il viaggio. Due settimane dopo, tornato da una piacevole vacanza a nostro carico, non solo non aveva trovato alcun finanziamento, ma gli avevano anche rubato l'orologio.
Quello stesso anno avevo vinto un premio ad un concorso internazionale di sceneggiature. Il premio era un viaggio a Los Angeles per la fase finale. Il concorso era in teoria per i paesi dell'est ma, dopo essere arrivato a LA, constatai che era stato vinto da un progetto messicano. Ma non era così importante. Il mio piano segreto era trovare negli Stati Uniti un finanziatore per il mio film. Tutti mi dicevano che era la mia grande opportunità, che i veri soldi si trovavano lì. Ma cosa fare in concreto per ottenerli, non ne avevo idea. Immaginavo che mi sarei più o meno imbattuto per strada con un produttore dall'ampio impermeabile, rigonfio di mazzette di contanti, o qualcosa del genere.
Chiaramente non c'era nulla del genere, ma quando incontrai un produttore americano di origine romena cominciai a sperare. Gli presentai il mio progetto, e lui si mise a riflettere. Dopo un po', mi disse: Senti, io ho circa 500.000 dollari, se metti i tuoi 100.000 potrei girare una serie che sto preparando alle Hawaii. Pensai che forse non aveva capito che ero io quello in cerca di denaro per il mio film. Invece aveva inteso molto bene. Mi disse: qui tutti cercano soldi, non è così semplice.
Tornai a casa deluso e decisi di iniziare le riprese, pur senza tutto il denaro di cui avevo bisogno, sperando che ce la saremmo cavata comunque. Ma indovinate un po'? I soldi finirono quando mancava circa una settimana al termine delle riprese. Andai a prendere tutti i soldi che avevo da parte per pagare chi lavorava con me e poter almeno finire di girare.
Dopodiché, ci mettemmo a cercare finanziamenti per la post-produzione. Alla fine trovammo un programma del festival di Rotterdam che offriva fondi a paesi del terzo mondo, ma a condizione che la prima del film avvenisse al loro festival. Mandammo la candidatura e, benché ci fossero centinaia di progetti, vincemmo. Addio Cannes. Ma non importava più, almeno cerchiamo di finire il film, pensavo.
Tuttavia, due settimane prima che iniziasse il festival di Rotterdam, ci fu chiaro che i soldi non ci bastavano nemmeno lontanamente e non c'era modo di riuscire a terminare il film. Ma era troppo tardi per toglierlo dal catalogo, già stampato. Ci sentivamo tremendamente a disagio.
A Rotterdam, una selezionatrice della Quinzaine des Réalisateurs vide il mio nome e quello del film nel catalogo. Io non ne avevo idea, ma Marie-Pierre Macia aveva visto i miei cortometraggi in un festival dove era membro di giuria, mi aveva anche premiato e attendeva di vedere il mio primo lungometraggio. "Peccato non poterlo invitare alla Quinzaine des Réalisateurs, ma bene che sia riuscito a fare il suo primo film e che lo presenti al vostro festival", avrebbe detto Marie-Pierre. "Noi lo abbiamo solo in catalogo", le risposero da Rotterdam.
Così mi ritrovai con un teorico invito a Cannes. Con quello, il mio produttore di terriccio per piante andò al Centro della Cinematografia romeno e spiegò che per la Romania sarebbe stata un'opportunità avere di nuovo un film a Cannes. Ma per farlo doveva anche essere finito. Il nostro Centro valutò e decise che andava bene, avrebbe sbloccato dei fondi in più per poterlo terminare, ma avrebbe acquisito i diritti dal produttore e ne sarebbe divenuto proprietario. A noi importava poco, volevamo solo vedere il film pronto.
Ci mettemmo al lavoro per chiudere tutto in tempo. Quando annunciarono i risultati, ci ritrovammo selezionati alla Quinzaine. Ci sembrava di aver toccato il cielo con un dito.
Tuttavia, non sapevamo nulla di come funzionava il festival. Chiedemmo di far programmare il film il più tardi possibile per essere certi di finirlo. Giunti a Cannes, nella seconda settimana di proiezioni, la maggior parte dei giornalisti se n'era già andata e quasi tutti i distributori avevano già stanziato il loro budget. Non avevamo né un agente né un addetto stampa, né sapevamo di cosa si occupassero.
Il CNC ci aveva alloggiato in otto in una stanza che si trovava a un'ora circa dalla città. Ma neppure questo importava. Eravamo felici di essere lì, e quando ci fu detto di restare fino alla fine perché eravamo nella lista breve per la Caméra d'Or, ci mettemmo a fare i salti di gioia.
Fu allora che iniziarono ad arrivare anche le prime offerte dai distributori. La prima venne proprio dall'Italia. Un distributore voleva comprare il nostro film e ci domandò con chi doveva discuterne, a noi che eravamo senza agente. Indicai il nome del produttore. Un'ora dopo gli chiesi: Hai parlato con gli italiani ci sono, hai concluso? Lui rispose: Non sapevo se chiedergli mille, 10.000 o 100.000 euro, così ho preferito nascondermi perché non mi trovassero.
Quattro anni dopo, quando cominciai a reperire finanziamenti per il mio secondo film, cercai di nuovo di rivolgermi al fondo di Rotterdam. La Romania nel frattempo era entrata nell'Unione europea, pertanto ci comunicarono: ci dispiace, ma non possiamo aiutarvi perché ufficialmente non fate più parte del terzo mondo.
Tornai a Cannes cinque anni dopo con 4 mesi, 3 settimane e 2 giorni. Accadde che vincemmo la Palma d'Oro e il film fu venduto in più di sessanta paesi.
Tornai poi al festival con tutti i miei film e, piano piano, capii quanta fortuna avevo avuto a cominciare da lì, ma anche che mettere l'asticella tanto in alto, così presto, non è per forza la cosa più indicata da fare.(traduzione di Anita Bernacchia)