Comici dal mondo, l’integrazione che ride

Luca Hoon, coreano: «Partiamo da un gioco per cambiare le coscienze e i pregiudizi»

Vengono da tutto il mondo, sono gli «Strangers in the night», un cast multietnico di comici del laboratorio Zelig, in tutto 24 ragazzi tra professionisti e aspiranti tali, coordinati da un gruppo di autori rigorosamente italiani. In questa palestra della sperimentazione intelligente, si testano sketch e nuove forme di comicità davanti a un pubblico vero, dove l’improvvisazione a volte è più esilarante rispetto a un repertorio collaudato. Dal settembre del 2004 a rotazione gli Strangers si esibiscono in uno show (con la supervisione artistica di Giancarlo Bozzo), dove si ride sui vizi e i luoghi comuni degli italiani nei confronti degli stranieri e viceversa. «L’idea è di sdrammatizzare e valorizzare le differenze - spiega Marco Fojanini, autore insieme a Bruno Furnari, Gigi Saronni, Antonio De Luca -. Certe tematiche non si toccano ma sono gli attori stessi a dare indicazioni in merito. Il nostro compito è rispettare le sensibilità culturali e religiose di ognuno. La prossima sfida è la tivù, anche se non vogliamo scimmiottare la comicità italiana». Ma chi sono questi cabarettisti che parlano di integrazione con ironia? Ne abbiamo incontrati alcuni prima dello spettacolo.
Luca Opezzi Seung Hoon, coreano, 37 anni. È stato adottato quando aveva tre anni da una famiglia italiana. Lavora in un’enoteca ed è stato notato da un autore di Zelig mentre si esibiva in un locale. Da quattro anni, finito il lavoro, fa il comico per passione: «Partiamo da un gioco per cercare di cambiare le coscienze rispetto ai pregiudizi». Da sbellicarsi nel ruolo di cascamorto asiatico.
Ivete Guglielmetti, brasiliana, è in Italia dal 1987 dove è arrivata con il gruppo di samba «Oba, Oba». Un marito svizzero, un figlio, vive a Lugano dove lavora in una casa di cura per gli anziani. Ma al pubblico non rinuncia. «Non potevo più ballare così ho cercato altro. Gli italiani? Aperti e creativi, più degli svizzeri».
Sonia Aimiuwu, nigeriana, attrice, vive e lavora a Torino. In Italia è venuta nel 1992 per raggiungere il fidanzato. Ha recitato con Paolo Rossi e ha fondato il Teatro Africano. «Allo Zelig mi confronto con gli altri artisti stranieri, ma sono ancora pochi in Italia. Abbiamo la stessa volontà di esprimerci sul palco».
Omid Maleknia, 34 anni, iraniano, vive in provincia di Alessandria. Arrivato in Italia nel 1979 in fuga dalla rivoluzione, è autore, regista e attore di «Cabateatro». Si dichiara musulmano «moderatissimo» e sfata l’immagine di un Iran bigotto. Consulente informatico a Milano, si diverte di sera con gli Strangers: «L'unica cosa che ci divide è il calcio».
Jochen Wenz, tedesco, 42 anni, è il veterano del gruppo insieme al senegalese Modou Gueye. Di professione attore-giocoliere, ha un’esperienza ventennale nel teatro di strada. «Esiste uno “humor internazionale”, ma devi adattarlo a chi hai di fronte nel rispetto delle minoranze in sala, come i bambini e non solo».
John Sloan, 37 anni, di Birmingham, cantante rock, vive a Magenta. «Il miglior umorismo? Quello inglese, è sottile e disarma chi hai di fronte. Io lo uso come difesa.

Nello spettacolo evidenzio i difetti degli italiani, ma poi in Italia ci sto da Dio. L’incubo peggiore? Quando il pubblico non ride già alla prima battuta». E very british è anche lo humour di Alison Wharton, la buffa inglesina che appare e scompare ogni tanto sul palco.

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