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Ritagli d’archivio. Nell’autunno 1992 si comincia a parlare di questo onorevole Alfonso Pecoraro Scanio, uno che portava delle Sneakers bianche e degli occhialini tipo Cavour. Parlava bene della Lega: «Bossi e Orlando rappresentano il nuovo in opposizione alla partitocrazia ». Altro ritaglio del 1994: di fronte a un De Lorenzo malandato e galeotto, lui disse: «Rifiuta di bere? Fategli le flebo». Nel luglio precedente, sul lungomare romano, aveva organizzato il festone «Confisc party » con pupazzi degli inquisiti e «profiterol di regime». Una torta con manette invece l’aveva portata in Parlamento per festeggiare il compleanno di Mani pulite, e in serata altra festa (al Gilda) con lui in groppa a un cammello a gridare «ad Hammamet».

Dello stesso periodo sono il suo Comitato Mani pulite, il dossier «Dal Parlamento alla prigione», lo spulciamento dei 740 di ogni inquisito e fiumi di dichiarazioni e indignazioni televisive. Promosse un’inchiesta dopo una visita in carcere fatta dal collega socialista Di Donato: riuscì a farne chiedere l’arresto.

Infine, nel 1994, quando il Pool di Milano a Cernobbio propose una normativa anti-corruzione, Pecoraro Scanio depositò un testo che ricalcava tutti e quattordici gli articoli di legge proposti dai magistrati. Ora, e proprio sotto elezioni, l’inquisito è lui. E, anche con lui, occorre essere garantisti. Dettaglio: io non ce la faccio.

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