Ventanni latinoamericando. Un caso più unico che raro per un festival cittadino, da analizzare in chiave forse più sociologica che critica. Il successo crescente di una manifestazione tropical-folcloristica che ogni anno amplia i suoi orizzonti nel «non-luogo» di Assago è unalchimia che ha essenzialmente due motivazioni. La prima: è lunico evento milanese che, per tutta lestate e tutte le sere, offre musica, concerti e svaghi allaperto. Non è poco in una città dove, in un luogo verde e magico come la Rotonda della Besana non si riesce neppure a trovare un bicchier dacqua. La seconda ragione è che Latinoamericando va a solleticare le sensibilissime corde dellevasione, quel bisogno irresistibile di esotico che fa dei milanesi la più grande tribù italiana di viaggiatori, non solo destate. Sarà lo smog, lassenza di verde? Boh. Se poi a tutto questo aggiungiamo il profumo della picanha sulla griglia, il merengue a tutto volume (deo gratias), la caipirinha e il fondoschiena delle mulatte sdoganate anche dal leghismo, il miracolo è compiuto. Tutti ad Assago dunque. A proposito: nelle ultime edizioni gli organizzatori si sono cimentati nel confezionare anche una veste «intellettuale» al festival. I giorni scorsi ad esempio, a due passi dal Duomo, hanno inaugurato la kermesse con una maratona di letture sui «Centanni» di Márques.
Non è dato sapere quanti tra i frequentatori del Latinoamericando conoscano o siano interessati alla saga dei Buendìa, nè cosa centri Milano con Macondo, ma passi. Da aficionado utente della prima ora, mi accontenterei che la programmazione dei concerti non scadesse, anno dopo anno, in una deriva sempre più commerciale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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