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Il commento Attenti, qualche volta la ragioneria non basta

Valutare un Expo con i criteri della ragioneria è tanto sbagliato quanto il valutare un quadro d’autore con il costo dei colori e della tela. Il valore del risultato può essere infinitamente superiore a quello degli “ingredienti” oppure risolversi in un fallimento, il tutto dipende da noi. Fermiamoci un istante a ricordare con che spirito Milano affrontò la sfida dell’Esposizione Universale nel 1906. Quell’evento fu dedicato ad un’opera titanica per l’epoca: l’apertura del traforo del Sempione, allora il maggior tunnel ferroviario al mondo. Il parco dell’Expo, ancora oggi chiamato Parco Sempione, ospitò un numero record di visitatori meravigliati da ogni genere di macchine e apparecchiature, ma il bilancio di quell’evento non fu certo dato dai biglietti venduti: oltre all’infrastuttura del tunnel infatti rimasero a “credito” di Milano tesori ben più preziosi, di cui gli edifici tuttora esistenti (quali ad esempio l’acquario) rappresentano solo la minima punta di un iceberg. Basti pensare al ruolo di Milano come centro fieristico ed espositivo leader in Europa: questa vocazione si può senza dubbio far risalire al successo ottenuto nel 1906 ed ha portato benefici incalcolabili alla città per un intero secolo. Anche dal punto di vista culturale si può scommettere che le scintille di progresso di quel remoto Expo siano state decisive ad accendere un movimento quale il Futurismo (nato poco dopo) destinato a portare la nostra città al centro della vita artistica di inizio secolo. Milano ebbe una possibilità, se la giocò bene e ancora adesso ne gode i frutti, facendone partecipe tutta l’Italia per via della ricchezza indotta e trasferita al resto del Paese.
Cascano quindi un po’ le braccia quando si sentono discorsi legati ai costi-ricavi dell’operazione Expo. Si tratta del terzo evento globale per importanza e numero di visitatori dopo le Olimpiadi e i Mondiali di calcio: rappresenta un faro potentissimo per l’attenzione di tutto il mondo e, ben sapendo quanto sia il valore di una simile supertelecamera accesa per l’attuale sistema delle informazioni, come si fa a parlare di compromessi al ribasso, di orticelli e di costi eccessivi? Qui si sta mancando il punto: il bilancio non si farà con i biglietti ma con quanto si riuscirà a costruire per il futuro. Per un paese come l’Italia, dove i pregiudizi internazionali fanno meno morti ma più danni dei terremoti, la possibilità di zittire tutti con uno spettacolo mai visto è un’opportunità troppo preziosa per sprecarla a cuor leggero, e il problema dovrebbe porselo anche tutto il resto della nazione, che non può permettersi il lusso di un fallimento di Milano per il semplice fatto che ricadrebbe (come i benefici di un successo) su tutti.

Ma bisogna svegliarsi, subito, ieri se possibile, dato che come ha insegnato l’esperienza negativa di Hannover 2000, occorre costruire costantemente il clima di attesa. Nessuno va alla festa dove gli organizzatori annunciano pubblicamente di voler giocare al risparmio. Si deve puntare in alto, l’utile arriverà di conseguenza.
posta@claudioborghi.com

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