Il commento Bravo Barack, hai fatto bene a «spegnere» la Nasa

Quando Obama ha ragione, ha ragione. Dovremmo compiacerci della decisione che avrebbe preso di tagliare i finanziamenti alle imprese di spedizioni di astronauti nello spazio. Quelle imprese, infatti, non hanno alcuna giustificazione, né tecnologica né, tanto meno, scientifica, e da esse si è imparato pressoché nulla. E quella dell'uomo sulla Luna, a suo tempo salutata come l'inizio di una nuova era di esplorazioni umane dello spazio, fu, piuttosto, la fine di quell'era. Che, iniziata dai russi con Yuri Gagarin fu continuata dagli americani quando spedirono in orbita prima una scimmietta poi John Glenn. Finirono entrambi a Washington: la scimmia allo zoo nazionale e Glenn al Senato, ma nessuno al mondo sembrava rendersi conto che la loro orbita - come quella di tutti gli astronauti a seguire - non distava dalla Terra più di quanto Napoli dista da Milano.
Gli uomini non hanno niente da fare nello spazio: la principale - quasi unica direi - occupazione di chi ci va è la preoccupazione di sopravvivere, tanto ostile è l'ambiente dello spazio esterno alla nostra atmosfera. Tra andata e ritorno, un'ipotetica impresa di uomini su Marte richiederebbe almeno 2 anni: quanto basta perché ogni loro singola cellula sia colpita dalle letali radiazioni extragalattiche dalle quali l'atmosfera e il campo magnetico terrestre ci proteggono.
Ma, allora, non andremo mai su Marte? Diciamo che ci siamo già: i robot che sono stati lì inviati hanno il cervello e i sensi di cui gli uomini - quelli coi piedi per terra e sulla Terra rimasti - li hanno dotati. Lenti e stabili, i robot vanno lontano, senza mai lamentarsi né per il freddo delle notti né per la stanchezza. Le loro missioni, a centinaia di milioni di chilometri dalla Terra, costano molto meno di un singolo lancio di astronauti a soli 1000 chilometri da qui, e offrono un guadagno scientifico apprezzabile; che è invece insignificante nelle missioni con astronauti, incluse quelle sull'ingombrante e ridondante pachiderma che è la Stazione spaziale internazionale.
Queste missioni, piuttosto, sono forse il più grande ostacolo all'esplorazione, scientificamente rilevante, dello spazio: la grande avventura spaziale non consiste nella nostra capacità di inviare uomini lassù; la grande avventura spaziale consiste nella nostra capacità di esplorare luoghi ove l'uomo non potrà mai mettere piede.
Pare che Obama intenda stornare verso studi sul clima i fondi della tanto fantasiosa quanto impossibile impresa umana su Marte. Anche di questa decisione dovremmo compiacerci: evidentemente ha egli compreso che è, quella del clima, una scienza troppo giovane e di cui sappiamo troppo poco, mentre sarebbe importante saperne di più.

Peccato che in altre occasioni il presidente americano abbia rilasciato dichiarazioni dalle quali sembra, invece, che egli conosca tutto sull'argomento e, in particolare, che sarebbe l'uomo a determinare il clima del nostro pianeta.
Lo ripetiamo: sul clima, abbiamo pochissime certezze; ma una di esse è, appunto, che l'uomo non lo influenza.

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