Il commento Capitale del Nord? Meglio città metropolitana

Ci voleva un governo «amico del Nord» e una maggioranza «egemonizzata dalla Lega», secondo certe tendenziose definizioni, per dare a Roma quello che aspetta da decenni, uno statuto speciale di «Capitale», fin troppo ricco di privilegi normativi e finanziari. E pazienza se la retorica sulla «città eterna» che ne è seguita è stata stucchevole. Il sì al decreto per «Roma capitale» è uno dei prezzi che il Carroccio paga - e fa pagare al Nord anche finanziariamente - per arrivare al varo del federalismo fiscale. Pagamento anticipato, perché il federalismo non c'è ancora, mentre per la stessa ragione viene sempre più annacquato. E questo mentre Milano, di fronte all'inquietante prospettiva di un Expo traballante, non ottiene neppure una revisione delle giugulatorie regole del famigerato «patto di stabilità». Alla faccia del governo «amico»! Perciò suonano quasi patetiche le sparate di Bossi che ora chiede «la capitale del Nord» e ministeri «fuori da Roma»: declamazioni propagandistiche ad uso interno per far ingoiare la pillola ai leghisti. Per farla ingoiare ai milanesi, invece, basterebbe la città metropolitana, per adeguare la struttura amministrativa di Milano alle condizioni reali. I sociologi parlano da decenni di «città infinita» o «città regione» ma la politica continua a ragionare in piccolo, imponendo una gestione inadeguata e quindi a risorse insufficienti. Le nove (troppe!) città metropolitane dovrebbero nascere per legge con il mitico Codice delle autonomie entro il 2012, ma nessuno ci crede. Ebbene, basterebbe che uno dei tanti candidati sindaco si impadronisse di questo argomento, magari proponendo lo stralcio immediato della posizione di Milano, che non è paragonabile a quella di Trieste. Dimostrerebbe così che finalmente c'è qualcuno che pensa a Milano in grande e in una prospettiva storica. Invece tutti si trastullano con il solito minimalismo autolesionista che da anni si è impadronito della classe dirigente milanese, se ce n'è ancora una. Quanti alberi piantiamo? Allarghiamo l'Ecopass? E di quanto? Le piste ciclabili, dove sono le piste ciclabili? Bisogna darle o no le case ai Rom? Questi, all'incirca, sono i termini del dibattito politico sul futuro di Milano secondo i nostri attuali candidati sindaco. Ma basterebbe che uno di loro avesse il coraggio e la capacità di venire fuori da queste angustie, di abbandonare certi piagnistei salottieri e cercasse di disegnare la città del futuro, che non è fatta solo di alberi e biciclette.

Basterebbe, insomma, che finalmente qualcuno pensasse a Milano in grande, che la vedesse per quello che è nella realtà: una metropoli di 4 milioni di abitanti, che quindi come tale va gestita, pur con i suoi alberi e le sue biciclette. Allora il confronto elettorale sarebbe finalmente all'altezza dei problemi reali della città. Finalmente si parlerebbe del suo futuro e del modo in cui dovrà essere gestita nei prossimi decenni.

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