Il commento Via dalle tivù, tocca a web, giornali e piazze

Nei giorni scorsi, durante l’ufficio di presidenza del Pd, Claudio Scajola ha proposto di cambiare nome e simbolo al partito. Il che mi sembra un’ottima idea, anche perché credo che cancellare immediatamente gli ultimi mesi di errori ed orrori sia l’unica speranza di salvezza. Un colpo di spugna assoluto e totale su tutto ciò che è stato recentemente questo partito e sulla follia dei toni urlati, prima, durante e dopo la campagna elettorale che hanno fatto scappare a gambe levate i moderati: da «chi vota a sinistra è senza cervello» ai manifesti «Via le BR dalle Procure», dagli insulti e le false accuse a Pisapia all’occupazione delle televisioni da parte del premier, come ha notato anche Giuliano Ferrara su queste pagine, con videomessaggi spacciati da interviste, in cui non si diceva nulla di nuovo, simili alle esternazioni di leader sovietici prima della caduta del muro. Insomma, è giustissimo reagire alle faziosità di Annozero, ma è meglio farlo con le armi dell’intelligenza, del ragionamento e dell’ironia. Sempre che si abbiano a disposizione.
Proprio alle campagne elettorali vorrei arrivare. Detto e ripetuto che, per le comunali, ritengo molto meglio la candidatura di un esponente della società civile, meglio se giovane, ribadisco pure che - a Genova - i simboli dei partiti dovrebbero proprio sparire completamente, per lasciare spazio a un esperimento davvero civico che sia una rivoluzione per la città.
E la rivoluzione - sempre a mio parere, ci mancherebbe, mica sono l’oracolo di Delfi - dovrebbe essere anche comunicativa. Partendo proprio dalla televisione: uno dei grandi insegnamenti delle ultime elezioni, a Milano come a Savona, è che apparizioni in televisioni e spot sono solo uno degli elementi delle campagne elettorali e nemmeno il maggiore.
Su Savona, ho già fatto notare come il candidato del centrodestra Paolo Marson non abbia ritenuto intelligente nè fare una telefonata al Giornale per informarci che era stato investito da Scajola del gravoso compito di rappresentare i moderati nella corsa alla poltrona di primo cittadino, nè acquistare un solo modulo di pubblicità per far sapere ai suoi concittadini che leggono il Giornale che lui c’era. In compenso, era possibile vederlo in televisione, sia con interviste, sia con spot, a tutte le ore del giorno e della notte. Geniale strategia.
Ma, Giornale a parte, credo che sia proprio il sistema di comunicazione esclusivamente basato sulla televisione ad essere entrato in crisi. Un tempo, fino a qualche anno fa, la sedia vuota in un faccia a faccia, come quella lasciata da Giuliano Pisapia nel secondo appuntamento televisivo di Sky contro Letizia Moratti, avrebbe rischiato di chiudere anzitempo la carriera del candidato a primo cittadino. Invece, stavolta, è successo l’esatto contrario.

E quella sedia vuota, dopo la prima incredibile falsa accusa da parte di Letizia Moratti (ma la strategia sarebbe stata sbagliata persino se Pisapia fosse stato davvero condannato trent’anni prima, circostanza assolutamente ininfluente rispetto ai reali problemi di Milano), è diventata un punto di forza. (...)

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