Non voglio fare una campagna sul rancore e una campagna di accuse, a me interessa parlare delle cose belle che fa Milano e farne di più belle...». Questo il candidato sindaco del centrosinistra, Stefano Boeri, aveva detto pochi giorni fa a margine della raccolta firme per il referendum «Milano Si Muove». Bellinizio, avevamo pensato. Finalmente la sinistra cambia passo. Non più accuse, colpi bassi, demonizzazione degli avversari e via intercettando.
Finalmente quella che ci aspetta sarà una campagna elettorale nel segno del fair play, di alto livello insomma. Ma è durata un amen. É bastato un temporale, il Seveso che ha messo sottacqua mezza città e Boeri è tornato sui suoi passi. Come non detto. «I milanesi sono costretti a vivere in una città nel caos - ha detto ieri alle agenzie di stampa- I disagi che sta vivendo Milano dopo il violento temporale di sabato scorso hanno dellincredibile. È la dimostrazione dellinefficienza della giunta Moratti...».
E ti pareva. Ora, nessuno vuole impedire ad un candidato sindaco di criticare e di attaccare anche duramente il suo avversario di contesa. Ci mancherebbe. Giusto cantarle soprattutto quando si è in corsa per la poltrona di Palazzo Marino. Senza sconti. Ma allora che senso ha recitare la parte? Che senso ha fingere di volare alto se poi alla prima occasione si «sbraca»?. E non è tutto.
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