Il commento Il rischio è vedere il male dove non c’è

Dire che uno sceglie il sacerdozio per poter liberamente molestare i bambini è davvero grave, inammissibile. Un minimo di buon senso nelle affermazioni mi sembra necessario per non buttare sulle famiglie dubbi e ombre di sospetto sui sacerdoti. I genitori non possono pensare che il prete sia una persona che usa i bambini compensando il suo stato compulsivo e depravato. Qualcuno potrebbe accedere agli studi seminaristici con vari disturbi di personalità, non esclusi quelli pedofili.
In questo caso sta al rettore, al padre spirituale, agli insegnanti, allo psicologo ormai presente negli anni di formazione dei chierici, accertare il disturbo, verificare i rischi reali del comportamento. Nel caso che la diagnosi riveli disturbi di pedofilia nel soggetto che si candida al sacerdozio, l’allontanamento dal seminario è immediato. È vero che qualcuno con disturbi pedofili possa essere passato inosservato e quindi fatto diventare prete. I vescovi, però, quando sono informati sul comportamento pedofilo di un prete, immediatamente intervengono sospendendolo dal ministero e segregandolo in un contesto dove soprattutto non ci siano minori.
Certo, la Chiesa non abbandona una persona fortemente scompensata, ammalata, ma cerca di metterla in condizione di controllo e di cura qualora fosse possibile. Lo spostamento da una parrocchia all’altra per non far sapere, per nascondere l’accaduto, non è prassi della Chiesa. Non può un vescovo ignorare tanto male
Chi ritiene i vescovi solo capaci di nascondere le trasgressioni dei loro preti, generalizza le situazioni che andrebbero invece analizzate con tanta saggezza e prudenza. Un magistrato che sostiene che i preti pedofili non sono sospesi dal loro ministero è disinformato ed esprime un’opinione non documentata. In questi ultimi dieci anni i pontefici e i vescovi sono intervenuti severamente sui sacerdoti pedofili. Non solo li hanno sospesi dal ministero, ma hanno richiesto loro anche una vita d’isolamento e di purificazione. Non si sono mai opposti alle condanne giudiziarie, convinti che la segregazione e umiliazione carceraria fosse un passaggio necessario al cambiamento.
Dopo queste precisazioni, mi sia concesso un appunto. In questi ultimi tempi il Papa è al centro di accuse per le vicende di diversi casi di abusi sessuali su ragazzi compiuti da religiosi rimasti impuniti. Il quotidiano New York Times ha dedicato ampio spazio alla vicenda di un prete che negli Usa abusò di oltre 200 bambini e che per anni non fu perseguito dalle autorità religiose. Un’accusa a cui l’Osservatore Romano ha risposto dicendo che non c’è stata «nessuna insabbiatura». Il New York Times, in un articolo corredato sul proprio sito web da un servizio multimediale in cui svela documenti della Chiesa appena resi pubblici nell’ambito di una causa legale, dice che malgrado le ripetute denunce di arcivescovi americani un sacerdote - morto 12 anni fa - che abusò di 200 bambini sordi è rimasto impunito per decisione delle autorità vaticane, tra le quali l’allora cardinale Joseph Ratzinger. Il Vaticano ha replicato all’accusa con una dichiarazione ripresa nel bollettino quotidiano di padre Federico Lombardi, secondo cui le leggi ecclesiastiche non impediscono di denunciare tali abusi alle autorità giudiziarie e che nel caso in questione, la Congregazione per la Dottrina della Fede fu informata solo vent’anni dopo dell’inchiesta svolta a metà degli anni Settanta dalle autorità civili, che finì con l’archiviazione. «Nessun insabbiamento» quindi, scrive, l’Osservatore Romano, quotidiano della Santa Sede. «Trasparenza, fermezza e severità nel fare luce sui diversi casi di abusi sessuali commessi da sacerdoti e religiosi: sono questi i criteri che Benedetto XVI con costanza e serenità sta indicando a tutta la Chiesa». Mi permetto solo di suggerire una delle virtù cardinali che ormai scarseggia: la prudenza. Noi giornalisti abbiamo il dovere di documentare i fatti, non le illazioni, il sentito dire, i sospetti.
E anche i giudici non pretendano di conoscere sempre e tutta la verità.

Soprattutto non devono avanzare ipotesi negative su noi preti, solo perché anticlericali, mangiapreti. Alcuni preti pedofili ci sono, il rischio ora è di vedere il male anche dove c’è solo un gesto di bontà, di attenzione ai bambini. Attenti dunque!

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