Lo ribadisco per la terza volta in pochi giorni: le parole di Claudio Burlando nellintervista al Giornale di qualche giorno fa, i suoi ringraziamenti al presidente della Repubblica, al governo, alla Lega, al Pdl e ai consiglieri regionali di centrodestra che aiutano a ottenere fondi e risultati per la Liguria sono un esempio di come può essere la (buona) politica. Pronta a dividersi, e pure a litigare quando è il caso, ma anche a non farlo quando non è il caso. Anche perchè, litigando a prescindere, non si ottiene assolutamente nulla.
La politica muscolare e urlata sempre e comunque, è perdente. I candidati che demoliscono lavversario, o almeno ci provano (ma in genere non ci riescono), anzichè ragionare in positivo e sui propri programmi allontanano gli elettori delle urne, quantomeno dalle proprie. E usare in Liguria i canoni dellantiberlusconismo al contrario, ribaltandoli su Burlando, sarebbe la peggiore delle strategie possibili immaginabili. Diverso, il discorso per Marta Vincenzi, ma lì è lei a farsi male da sola.
In questi giorni, dopo lintervista al governatore, sono stati in parecchi a farsi sentire. Ad esempio, dalla Spezia, mi ha fatto piacere la disponibilità al dialogo arrivata dal presidente del Porto Lorenzo Forcieri, piddino doc, certo, ma anche uomo che ha dimostrato da sottosegretario alla Difesa di essere il «comunista» più amato dalla Nato. Il che è un ottimo biglietto da visita. Forcieri, anche al Giornale, ha ribadito: «I soldi arrivati per il nostro Porto, sono merito del lavoro comune di tutti, dagli enti locali al Quirinale, passando per il senatore Grillo e per il governo Berlusconi». Il numero uno delle banchine spezzine ha unito nei ringraziamenti anche il suo compagno di partito Andrea Orlando. Il che significa che era davvero felice del risultato.
Unaltra spezzina che ci ha fatto sentire la sua vicinanza è una nostra carissima amica, leghista e berlusconiana doc, Brunella Maietta di Portovenere, che ci ha raccontato di aver portato al suo sindaco di sinistra Massimo Nardini lintervista di Burlando, «tanto per fargli capire che noi siamo diversi da loro, cioè collaborativi, risolutivi, efficienti e aperti ai bisogni della gente, non a quelli del partito».
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