Giovedì ad Annozero è andato in scena il consueto sermone di Marco Travaglio, che si è lanciato addirittura in una lunga citazione dal discorso di Pericle agli ateniesi del 461 a.C.
Con occhio spiritato il paladino della verità ha declamato: «Qui ad Atene facciamo così. Un cittadino ateniese in nessun caso si avvale delle pubbliche cariche per risolvere le sue questioni private. Qui ad Atene facciamo così. Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati e le leggi». E così via...
Pur essendo assolutamente condivisibile il discorso suonava stranamente allusivo a certi slogan antiberlusconiani e sospetto, specialmente perché nellantica Grecia la figura del magistrato non esisteva, dato che i giudizi spettavano allareopago e alla bulè che erano organi politici e di governo. Tuttavia la memoria liceale può ingannare, così è bastato fare una breve ricerca per vedere che internet e soprattutto i siti di propaganda di sinistra in effetti sono invasi da questo testo. Peccato che nessuno riporti i riferimenti alloriginale o allautore, vale a dire lo storico Tucidide. Dato che però si tratta di un testo famoso tratto da La guerra del Peloponneso è semplice trovare il testo «vero» che, guarda caso, suona un po diverso da quello citato da Travaglio: «Trattando le faccende private, dunque, senza offenderci, a maggior ragione, per timore, non commettiamo illegalità nelle faccende pubbliche, dato che prestiamo obbedienza a coloro che di volta in volta sono al potere ed alle leggi» (traduzione da Andrea Zoia, www.antiqvitas.it).
Niente «occuparsi dei pubblici affari per risolvere questioni private» e niente «rispettare i magistrati» (a meno di arrampicarsi sugli specchi e dire che si intendeva con «magistrato» un generico titolare di pubblico ufficio, cosa che in ogni caso include i governanti), anzi, un semplice e ovvio appello ad obbedire chi è al potere, che viene oltretutto da un personaggio, Pericle, che trasferì molti poteri giudicanti alla bulè, vale a dire il «parlamento» dellepoca. Una bestemmia per i giustizialisti.
Sembra una sciocchezza ma è un bellesempio dei metodi della propaganda di sinistra: fabbricare falsi, diffonderli viralmente su internet finché non diventano quasi veri, in prima serata in bocca ai paladini della verità e della giustizia. Tanto Tucidide è troppo morto per querelare e, se anche lo facesse, troverebbe probabilmente un giudice pronto a ragionare come quello che ha dato ragione a Travaglio quando, nella trasmissione Satyricon, citò unintervista a Salvatore Borsellino che, guarda caso, veniva fatto accusare Berlusconi e DellUtri.
Che importa... sono balle ma limportante è citarle bene.
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