Commercianti vittime del crimine Quasi uno su dieci vuole chiudere

Imprenditori e negozianti soffocati dalla malavita. Maroni: «Useremo l’esercito»

da Roma

Dal danno alla beffa. Gli imprenditori italiani non solo devono subire un numero cospicuo di furti, truffe e rapine. Chi ha la sventura di gestire un’attività in proprio deve anche affrontare le conseguenze del post crimine. L’impegno si traduce in giorni sottratti al lavoro. Mediamente ce ne vogliono sette al titolare dell’impresa per denunciare un reato e per avviare le pratiche burocratiche o per le cure, nel caso abbia subito anche danni fisici. In tutto i commercianti perdono 700 milioni di euro all’anno, pari allo 0,1 per cento del Pil. La stima è contenuta nel secondo rapporto Confcommercio-Gkk Eurisko su sicurezza e criminalità, dal quale emerge anche che in Italia, ogni anno, un negozio su nove subisce un reato, cioè una rapina, un furto o una richiesta di estorsione. I criminali colpiscono soprattutto nelle grandi città (il 21 per cento in quelle del Nord, il 26 per cento in quelle del Centro-Sud) e in generale nell’area del Centro (21 per cento). Eppure le denunce sono presentate solo da un quarto delle vittime.
Circa il 7 per cento degli imprenditori ha intenzione di spostare la propria attività o di chiuderla per problemi legati alla criminalità. «Le imprese - ha commentato il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli - sono già gravate da un eccessivo carico fiscale, che non accenna a diminuire e da una burocrazia ancora costosa e farraginosa, da costi di gestione costantemente in crescita. Se a questo si devono aggiungere anche i costi della criminalità si rischia veramente si ridurre la libertà d’impresa, con il risultato di spingere molti imprenditori a chiudere o trasferire la loro attività». Due commercianti su cento lo hanno già fatto.
La ricetta per liberare l’economia dal crimine per Sangalli è chiara. «Bisogna creare una stretta collaborazione tra forze di polizia ed enti locali per integrare il controllo del territorio da parte delle stesse forze di polizia con il governo del territorio da parte delle autorità locali».
La risposta del governo al ministro è arrivata da Roberto Maroni, che ha partecipato alla presentazione del rapporto. Il ministro dell’Interno ha confermato il prossimo via libera all’utilizzo dell’esercito per garantire la sicurezza nelle grandi città italiane. «Nei prossimi giorni convocherò il comitato nazionale ordine e sicurezza per dare il via libera al piano di utilizzo di tremila militari per controllare il territorio, che è già pronto». L’impiego delle forze armate «consentirà tra l’altro - ha concluso Maroni - di lasciare più liberi polizia e carabinieri per controllare il territorio e prevenire i reati comuni». Con la manovra sono stati inoltre stanziati 400 milioni di euro per la sicurezza, 100 dei quali per progetti di sicurezza urbana.


Intanto ieri il Viminale ha diramato ai Prefetti di Roma, Milano e Napoli le linee guida per l’attuazione delle ordinanze sul censimento dei nomadi. L’obiettivo, ha ribadito il ministero, è «rimuovere le situazioni di degrado esistenti nei campi e promuovere condizioni di vivibilità nella legalità per le comunità nomadi».

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