Resta in piena fase di manovre negoziali la trattativa tra il finanziere Romain Zaleski e le banche finanziatrici della sua holding di partecipazioni, la Carlo Tassara spa, per la ristrutturazione del debito di questultima.
La vicenda muove ormai apertamente le acque dellintero mondo Intesa Sanpaolo, dal momento che la cessione di una quota del gruppo (Tassara è titolare del 5% e potrebbe cederne un 2-3%) è più che unipotesi. Le Fondazioni azioniste potrebbero essere compratori, ma la crisi finanziaria che ne sta indebolendo i bilanci e ne sta mettendo a rischio le erogazioni 2009 rende problematico questo intervento.
Per questo il presidente della Cariplo, Giuseppe Guzzetti, ha ieri detto: «Aspettiamo i fatti», frenando ogni illazione su sviluppi futuri. Guzzetti ha gettato acqua sul fuoco anche sul fronte di possibili cambiamenti nella governance di Intesa: «Noi - ha detto - non chiediamo di rivedere il duale. Ci sarà solo la necessità di un po di manutenzione, come previsto dalla Banca dItalia».
Nel frattempo è il caso Zaleski che continua a tenere banco. La mancata firma, attesa per giovedì, da parte del finanziere franco-polacco allaccordo con le banche, che nei giorni scorsi le indiscrezioni riportate dalla stampa davano per ormai quasi fatto, non significa una rottura definitiva. Fonti vicine alla holding di Breno segnalano che «si continua a cercare unintesa», come viene confermato anche da fonti bancarie. Zaleski non ha accettato tutte le condizioni proposte dalle cinque banche italiane finanziatrici (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Bpm, Mps e Ubi) che dovrebbero concedergli una nuova linea di credito da 1,3 miliardi per chiudere le posizioni con Rbs e Bnp Paribas, le due banche estere in pressing per il rientro dei propri crediti. E, vista la posta in gioco molto elevata, cerca naturalmente di ottenere condizioni migliori, alla luce anche di una parziale ripresa in Borsa negli ultimi giorni dei pacchetti di titoli che la Tassara ha in portafoglio. Uno dei nodi maggiori, come confermano diverse fonti, è senzaltro quello delle eventuali plusvalenze che dovessero emergere dalla prevista cessione nei prossimi mesi di queste partecipazioni: la banche chiedono una percentuale di partecipazione a tali plusvalenze che Zaleski ritiene eccessiva. A premere per una chiusura rapida e a condizioni vicine a quelle indicate è Unicredit che, non essendo partecipata da Zaleski, a differenza di altri istituti coinvolti, vede loperazione in unottica più di mercato rispetto a una normale relazione banca-cliente, dove a fronte dellassunzione di rischi deve esserci un premio adeguato.
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