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Il compagno di cella: «Un detenuto modello»

Dall'omicidio macabro dell'ex pugile Ricci a detenuto modello, sempre pronto, in qualità di scrivano, a raccogliere le richieste dei detenuti malati nel braccio C14 di Rebibbia. A raccontare la parabola del «Canaro», al secolo Pietro De Negri, è il coordinatore nazionale di Papillon Vittorio Antonini, che lavorò insieme a De Negri durante il suo periodo di detenzione a Rebibbia. «Era lo scrivano nel braccio C14 - racconta Antonini - ed il suo impegno era ammirevole: raccogliere le domande dei detenuti, e stiamo parlando anche di malati terminali di Aids che chiedevano solo di andare a morire a casa, e li aiutava a scrivere le istanze. Un impegno notevole soprattutto se si pensa che nel '98 nel braccio C14 c'erano persone in fin di vita che vivevano quasi ammucchiate e gli unici ad aiutarli erano er Canaro e un volontario della Caritas». Mai una parola sul suo passato, l'attenzione di De Negri era tutta per i detenuti malati. «Si dava da fare con una dedizione quasi assoluta - ricorda Antonini - sembrava una persona tranquilla e mai parlò della sua storia. La sera ci vedevamo in biblioteca dove io lavoravo e mi riportava i casi più gravi».

Concentrato nel suo lavoro di scrivano, «er canaro stupiva - conclude il coordinatore nazionale di Papillon - chiunque sapesse del suo passato e penso che abbia continuato nel suo impegno anche negli altri carceri dove poi fu trasferito».

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