«Compri il Giornale? Ti appenderemo a piazzale Loreto»

Caro direttore,
pochi giorni fa sono entrato in un negozio che vendeva giornali a Milano, quasi in centro. Chiedo «Il Giornale» e «Libero». E mentre sto per prenderli, una persona alle mie spalle, con voce forte, quasi a volersi far sentire, chiede: «Unità» e «Manifesto». Io girandomi e andandomene, quasi a bassa voce, commento: «Se leggesse anche altri giornali avrebbe una visione diversa». Non l’avessi mai detto! Il tipo - un uomo sui quaranta, vestito da tempo libero, mi si rivolge con violenza: «Vuole impedirmi di comprare il giornale, vuole censurarmi?» Io soggiungo allontanandomi: «Scusi, era solo una mia considerazione». Ma il soggetto mi segue, inveendo per la perdita di libertà, fino a fuori dal negozio e poi affrontandomi, con la faccia contro la mia, quasi alla Zidane, mi grida: «Ti riconosco carogna. Ma presto vinciamo noi e ti vengo a cercare e ti appenderò a piazza Loreto!».
Io sono rimasto esterrefatto e tutta la gente intorno sorpresa e interdetta mi guardava chiedendosi cosa avessi fatto o detto di così grave. Sono rimasto quasi inebetito dalla sorpresa a vedere la furia della reazione a una semplice frase e alla minaccia assurda. Mentre mi allontanavo, ho visto il soggetto rientrare nel negozio, forse per chiedere se il giornalaio mi conosceva, chissà... Forse dovevo star zitto, ma la violenza della reazione è stata completamente inaspettata e ben più grave del semplice commento. Non ho voluto reagire, solo perché non volevo guai all’inizio delle mie vacanze in Italia, ma, ad occhio, non avrei avuto difficoltà. Ma mi chiedo continuamente perché noi dobbiamo essere insultati o minacciati in quel modo. Ho letto l’articolo di Giampaolo Pansa, che stimo moltissimo, e ho convenuto che, se questa violenza cieca e irresponsabile, alimentata dalla stampa di sinistra, continua prendere piede, torneremo al terrorismo o quanto meno a fatti di sangue assurdi.
Ps. Se questa lettera venisse pubblicata, la pregherei di non mettere il mio vero nome, ma lo pseudonimo. Grazie

Sì, forse era meglio se lei stava zitto. Però ancora una volta dalla sua lettera emerge chiaramente la differenza di genere: lei in fondo con una frase (forse a sproposito) invitava a leggere di più, ad ascoltare altre voci. Non insultava il lettore dell’Unità, non gli diceva di non comprare il suo quotidiano: lo incoraggiava a confrontarlo con altri. Vede, anche quando agisce d’impulso, un lettore del Giornale dimostra il suo amore per la libertà: vuoi leggere il manifesto? Benissimo: perché non provi a leggere anche il Giornale? Facciamo circolare più idee possibile: il confronto non ci fa paura, anzi. Ben diversa, invece, la reazione del lettore dell’Unità e del manifesto che è arrivato, addirittura, a prospettarle l’impiccagione in piazzale Loreto. Ma a voi sembra possibile? Lettore del Giornale carogna, torna nella fogna: siamo rimpiombati in quell’inferno? Di sicuro il clima sta peggiorando, come ha scritto Gianpaolo Pansa in quel bellissimo articolo che lei cita. Pansa ha raccontato addirittura che alcuni librai dall’Emilia lo chiamano dicendo che non possono vendere il suo libro altrimenti i lettori di sinistra diserterebbero il negozio.

Disertare una libreria perché vende un libro? Non è surreale? Se posso permettermi, però, anche il fatto che lei, caro lettore, firmi la sua lettera con nome e cognome, ma poi chieda l’anonimato è un brutto segno. Di fronte ai violenti che sognano piazzale Loreto non si può e non si deve avere paura. Lo dobbiamo a chi ha rischiato molto più di noi in anni molto più violenti di questi. E, in fondo, lo dobbiamo anche a noi stessi.

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