«Con il computer possiamo entrare negli uffici pubblici»

Stanca: «Quella digitale è stata la seconda alfabetizzazione dell’Italia»

Felice Manti

da Milano

«L’innovazione digitale per le famiglie è stata la seconda storica alfabetizzazione per gli italiani». Il ministro Lucio Stanca, responsabile per l’Innovazione e le Tecnologie, traccia un bilancio delle sue attività di cinque anni.
«Prima di me non c’era mai stato né un ministro né una politica per l’innovazione digitale e lo sfruttamento delle tecnologie. Siamo dunque partiti da zero in questa seconda storica impresa di alfabetizzazione degli italiani, quella informatica».
Che cosa è stato realizzato?
«Abbiamo modernizzato la pubblica amministrazione con le tecnonolgie più moderne che ci sono sul mercato, abbiamo creato una centinaia di servizi online, abbiamo instaurato un rapporto telematico tra i cittadini, l’amministrazione e le imprese. Oggi in molte città italiane è possibile pagare multe, imposte comunali e avere certificati dal computer di casa. Abbiamo trasformato il computer di casa in uno sportello pubblico sempre aperto».
Ci siamo allineati agli altri Paesi europei?
«A livello europeo siamo migliorati di tre posizioni (da undicesimi a ottavi, ndr). Ci sono 5 milioni di navigatori, il 60% dei quali naviga periodicamente nei siti della pubblica amministrazione. Abbiamo raddoppiato il numero delle famiglie che ha un personal computer. Oggi è al 58%, nel 2001 eravamo sotto al 30%. Certo, c’è ancora molto da fare. Nei Paesi nordici la percentuale è dell’85%, ma il nostro dato è comunque superiore alla media europea».
Quali altre iniziative ci sono in cantiere?
«Abbiamo messo a punto nuovi strumenti, come la raccomandata elettronica, e in questo giorni sta partendo una invenzione tutta italiana: la posta elettronica certificata da Poste italiane, che ha lo stesso valore legale di quella spedita in maniera tradizionale. Abbiamo anche messo a disposizione degli incentivi per l’alfabetizzazione informatica. Nessun Paese europeo ha la varietà incentivi che ci sono in Italia. L’ultima partirà dal 1° febbraio. L’iniziativa si chiama “Un cappuccino x un pc”, e prevede la possibilità di acquistare in 18, 24 o 36 mesi un personal computer con un euro al giorno. L’iniziativa è rivolta a 1,5 milioni di studenti universitari. Il prestito è garantito dallo Stato, con tassi d’interesse molto bassi. E per gli studenti meritevoli e bisognosi c’è un ulteriore bonus di 200 euro».
Nei giorni scorsi si è parlato anche di voto elettronico...
«Sul voto elettronico ci sono stati degli esperimenti limitati. Il problema non è la tecnologia, che è già pronta a garantire un voto anonimo e segreto. Non siamo ancora pronti come fiducia e sensazione. Sarà un processo graduale e lento. Quello che siamo riusciti a realizzare è lo scrutinio elettronico, per il quale abbiamo speso35 milioni di euro. Circa dieci milioni di italiani in 4 regioni (Liguria, Lazio, Puglia e Sardegna) avranno a disposizione uno scrutinio informatizzato. Un operatore informatico inserirà i dati relativi ad affluenza e risultati in circa diecimila seggi e li farà pervenire al ministero dell’Interno, con un risparmio di tempo di circa 5-6 ore rispetto al vecchio sistema cartaceo. Una volta terminato lo spoglio il pc verrà lasciato nelle scuole».
A proposito di segretezza. Che cosa è stato fatto per tutelare la privacy?
«Abbiamo una delle legislazioni di tutela della privacy tra le più severe e avanzate d’Europa. Con la Polizia postale abbiamo realizzato una serie di iniziative per combattere la pedofilia in rete. Certo, quello della tutela dei dati digitali personali è un problema generale di tutte le società moderne. Personalmente penso che bisognerebbe barattare un pizzico di privacy per garantire la sicurezza. Una scambio equo, che rispetti entrambe queste necessità».


Che cosa è stato fatto per informare gli italiani sulle vostre iniziative?
«Abbiamo messo a punto un opuscolo, che verrà spedito a 16 milioni di famiglie con una lettera del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, dove spiegheremo tutti i nostri sforzi per colmare il gap accumulato negli anni scorsi».

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