È già polemica, e non sono ancora passate due settimane dallannuncio che in 50 sedi del Comune aperte ai cittadini si può navigare gratuitamente su internet. La denuncia arriva dallassociazione radicale «Certi diritti»: «Utilizzando la rete comunale gratuita è impossibile accedere ai principali siti di informazione lesbo, gay e transgender, come gay.it,gay.tv e queerblog. A cadere sotto la scure del censore - secondo i radicali - è anche il sito nazionale di Arcigay, ma curiosamente non quello della sezione milanese. Le motivazioni sono le più varie e curiose: spaziano dal divieto di pornografia, a quello di materiale sessuale sino a quello più diffuso e ridicolo, ma anche inquietante: il divieto di abbigliamento provocatorio. Dobbiamo aspettarci che adesso il Comune decida anche come dobbiamo vestirci?».
«Pur non essendo colpita dalla censura, non avendo la parola gay nellindirizzo internet» lassociazione denuncia «questa assurda politica del Comune di Milano»: «È inaccettabile che si ricada ancora nella censura di siti dinformazione per il solo fatto di contenere la parola gay o queer, ma non la parola lesbica (il sito di arcilesbica è infatti accessibile) nellUrl». «Per di più - conclude lassociazione - questa censura non funziona neanche bene, non si capirebbe infatti perché altrimenti il sito di Arcigay Milano sarebbe visitabile. LAssociazione Radicale Certi Diritti - si legge ancora - è comunque contraria a ogni forma di censura, anche quella sessuofoba che colpisce i siti pornografici, e ne chiede limmediata rimozione da parte Comune». Il Gruppo Radicale Federalista Europeo ha già presentato un interrogazione urgente in Consiglio comunale.
Il Comune in serata è corso ai ripari e ha ringraziato lAssociazione radicale per la segnalazione: «Negli scorsi anni - ha detto - sono state effettivamente introdotte regole che possono tradursi in restrizioni dal sapore discriminatorio. Questa Amministrazione interverrà rimuovendole, nel rispetto del principio della non discriminazione e del libero accesso alla rete».
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