Dal Comune nessuna pietà per i malati mentali

Il Comune di Roma ha sempre considerato un motivo di prestigio le sue politiche di welfare, elevando a modello da imitare il trattamento riservato negli anni alle fasce più deboli della popolazione.
Ma, evidentemente, il Campidoglio non ritiene che in questa categoria debbano essere incluse le persone che sono affette da disagi o malattie di natura mentale, visto che da tempo sta dismettendo o minaccia di dismettere diverse strutture a loro destinate. In più si è dimostrato sordo ad alcune loro istanze ampiamente documentate e documentabili.
La denuncia arriva da Emilio Covino, membro del consiglio direttivo dell’Arap, l’associazione che riunisce le famiglie delle persone affette da questo tipo di disturbi, oltre che della Consulta cittadina per la malattia mentale.
Costretti a convivere con situazioni di regola molto complesse da gestire, questi cittadini hanno finito per sentirsi «ultimi dopo gli ultimi» di fronte ai loro amministratori che, anziché assisterli, gli hanno voltato decisamente le spalle.
«Praticamente è come essere colpiti da fuoco amico», stigmatizza laconico Covino e i fatti da lui portati a supporto della sua tesi non sembrano dargli torto.
Un esempio lampante è quello rappresentato dall’immobile situato in via Monte Santo 71, di proprietà del Comune di Roma e dato in gestione all’Atac, che nel 1981 lo aveva assegnato gratuitamente alla locale Asl. Attualmente la struttura ospita un centro di salute mentale che svolge attività diurna e una struttura residenziale riabilitativa, capace di accogliere contemporaneamente fino a venti ospiti.
Un esempio di buon andamento dell’amministrazione, è indubbio: peccato che il Campidoglio, tramite l’azienda della mobilità, abbia deciso di «sfrattare le tre strutture psichiatriche» avocando a sé l’utilizzo dell’immobile.
Uno scenario a tinte fosche che fa il paio con quello di Villa Lais, un immobile riservato per intero al Dsm e, poi, unilateralmente dimezzato per consegnarlo agli anziani, che così nel IX Municipio possono vantare ben tre centri messi a loro disposizione. Ed è a rischio chiusura nel parco di Primavalle (XIX) una struttura sociosanitaria gestita da una cooperativa che assicura lavoro a diciassette pazienti che sono assistiti dal Dipartimento Roma E.
Non si capisce, infine, quanta parte dei fondi riservati alle persone non autosufficienti (dodici milioni di euro per il Lazio, di cui quasi la metà per il Comune di Roma) verranno stanziati per quanti di loro sono affetti da disagio mentale.


Il funzionario del Comune, a quanto pare, ha pensato bene di non presentarsi a una riunione che era stata convocata appositamente per chiarirlo. Ma di questo ultimo episodio, visti gli innumerevoli bocconi amari che le famiglie hanno dovuto ingoiare nel corso degli anni, non si è meravigliato nessuno.

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