Il Comune scopre di non conoscere il calcio

Ci mette tre giorni il Comune di Genova a dire che no, con il calcio scandalo non c’entra. A Tursi saranno anche nel pallone, ma di pallone non se sanno nulla. Tanto che, dovendosi tirare fuori dalla mischia, citano le «intercettazioni telefoniche relative alle vicende calcistiche effettuate da un certo Zamparini e da Pairetto». Il «certo Zamparini», che per informazione dell’amministrazione comunale è il presidente del Palermo e lo stesso che pochi anni fa aveva tentato di acquistare il Genoa, e Pairetto erano stati accostati, in maniera poco chiara, al Comune per eventuali interessi extracalcistici in città. Il sindaco Giuseppe Pericu interviene così in prima persona per chiarire che «da indagini e verifiche effettuate non risulta che né lo Zamparini, né il Pairetto abbiano avuto o abbiano tuttora alcuna relazione con il Comune di Genova». L’amministrazione ha cioè chiesto ad assessori e dirigenti se avevano fatto qualche accordo segreto con uno dei due personaggi citati. E sembra che tutti abbiano risposto di non aver avuto mai contatti sospetti.
E all’autoassoluzione di Tursi fa eco quella riservata dal giudice per le indagini preliminari di Torino, Elisabetta Chinaglia, alla Juventus e all’arbitro Dondarini che fischiò il famoso rigore contro la Samp. Il gip scrive, nella sentenza di archiviazione, che dalle telefonate «non si evince elemento alcuno che possa far pensare a un intervento in mala fede, emergendo al contrario la buona fede del direttore di gara». Questo perché al telefono con Pairetto, Dondarini disse: «Guarda che quel rigore era di un netto...

» Il giudice insomma accoglie la tesi di Pairetto che chiude la telefonata con l’arbitro accusando la Samp e le altre «piccole» di fare le vittime: «Ma vanno sempre in campo mai sereni contro le grandi squadre, si sentono sempre vittima di tutto, guarda, sono incredibili».

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