Economia

«Comuni: le concessioni sono d’oro»

da Milano

Il vero affare nel settore gas? Lo fanno i Comuni. E lo fanno con il rinnovo delle concessioni: la distribuzione del gas, infatti, viene fatta da imprese che pagano un canone ai Comuni che concedono l’autorizzazione a operare sul loro territorio. E fino a pochi anni fa le aziende del settore operavano su tempi lunghi: mediamente le concessioni duravano trent’anni. Poi, a distanza di pochi anni sono arrivati il decreto Letta del 2000 e il decreto Marzano del 2004, che hanno rimesso in discussione le concessioni che avranno una durata massima di 12 anni. La «pacchia» era finita, e anche Giandomenico Fabiani, presidente di Assogas, l’associazione di settore che riunisce un centinaio di imprese del settore che coprono circa il 10% del mercato con due milioni di clienti, sembra averne preso atto. «Ma - aggiunge - se i decreti Letta e Marzano volevano accrescere la concorrenza, di fatto si sono trasformati in una fonte di soldi per Comuni e avvocati». Letta, infatti, ha posto il termine del 31 dicembre 2005 per la scadenza delle concessioni, e i Comuni hanno festeggiato: gli incassi dalle concessioni, con la fame di fondi che hanno gli enti pubblici, sono mediamente raddoppiati grazie alle gare. Ma anche gli avvocati stanno facendo affari: il decreto Marzano ha spostato la scadenza, a determinate condizioni, al 2007 e al 2011. Con relativa esplosione dei contenziosi. Il ministero delle Attività produttive ha emanato una circolare esplicativa, che piace agli operatori, ma che piace meno ai Comuni. E i contenziosi crescono. E cresce anche la concorrenza tra le imprese per aggiudicarsi le concessioni. E non è detto che a guadagnarci siano i grossi, ammette lo stesso Fabiani. Stando a quanto risulta al Giornale, la stessa Enel, dopo aver investito su Treviso, si è vista «soffiare» la concessione da una ex municipalizzata veneta. La «lobby» del gas ora gioca la sua partita su una maggiore chiarezza legislativa, ma i partiti (tutti) sono distratti dalle prossime scadenze elettorali. E arriva la minaccia di tagliare investimenti e spese nella rete.

Anche se difficilmente potrà essere attuata, per i rischi che comporta dal punto di vista della sicurezza e da quello legale.

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