Roma

Le comunità montane e il decreto «dimenticato»

Il sabato è una fiera di extracomunitari allineati ai bordi dei marciapiedi, nessun vigile urbano si prende la briga di controllare

C’era una volta la comunità montana dei Monti Aurunci-Esperia. C’era, perché un decreto regionale del 2002, recependo una legge di riordino degli enti locali secondo la quale le comunità montane potevano essere composte da comuni facenti parte di una sola provincia, l’ha ripartita in due comunità, la XVII e la XIX, una in provincia di Latina, l’altra di Frosinone. Una storia di ordinaria burocrazia se non fosse che il commissario straordinario nominato dalla giunta Marrazzo, invece di dare attuazione al decreto del 2002, che prevede la ripartizione dei fondi tra i due enti, ha stabilito che le disponibilità finanziarie della cessata comunità montana dei Monti Aurunci fossero finalizzati, cioè indirizzati in parte alle opere, in parte al personale. Capita così che oltre 350mila euro dei circa 430mila dei fondi di bilancio destinati al personale, vadano a finire nelle tasche di un solo dirigente, lo stesso che ha in piedi un discreto contenzioso con la comunità di appartenenza, la XVII.
È firmato dall’ex presidente della Regione Francesco Storace il decreto N. 76 del 2002 che stabilisce, tra l’altro, come le due comunità dovessero dividersi le risorse. Un compito che i presidenti pro-tempore delle nuove comunità non riescono a portare a termine, a causa di una serie di ostacoli burocratici «incomprensibili», come denuncia in una lettera indirizzata a tutte le istituzioni competenti l’avvocato Angelo Costanzo, ex presidente della XIX comunità montana. Tanto che, dopo circa un anno e mezzo, la Regione nomina un commissario regionale per la ripartizione dei beni e delle risorse delle due comunità, secondo i criteri fissati dal decreto. «Inopportunamente - scrive Costanzo - il commissario non veniva scelto tra i dipendenti regionali esperti in materie giuridiche e contabili, come previsto dalla legge regionale n. 9 del 1999, ma veniva nominato un dipendente non esperto in materie giuridiche ed economiche, cioè un tecnico con il diploma di geometra». Tant’è. «A due anni dalla nomina, però - continua l’ex presidente della comunità montana - il commissario ancora non ha provveduto ad attuare il decreto nelle parti più salienti, lasciando le due comunità, ormai con 5 anni di vita, prive di una parte consistente delle risorse». Alla fine la ripartizione finale delle disponibilità residue della ex XVII comunità montana arriva. Però non è fatta secondo i dettami del decreto Storace, cioè senza vincolare i fondi, ma di un nuovo decreto, firmato dalla nuova giunta, che non solo vincola i fondi, ma li trasferisce nelle casse di una sola comunità montana, guarda caso quella dove ora lavora il dirigente che ha oltre una decina di cause in sospeso con la comunità per una questione di vecchi straordinari. E non è finita. Altra stranezza da sottolineare riguarda il capitolo del contenzioso.

«Il commissario - scrive l’avvocato Costanzo - invece di quantificare le quote che spettavano all’una e all’altra comunità, rappresenta la volontà della nuova XVII comunità montana, che non si era mai difesa nei giudizi pendenti contrariamente a quanto aveva fatto la XIX comunità, di corrispondere in via bonaria ai soggetti interessati una serie di somme richieste in sede giudiziaria».

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