da Milano
La decisione destinata a cambiare il futuro della finanza italiana si è fatta attendere a lungo e poi non è arrivata. Il consiglio di amministrazione di Piazza Affari, riunitosi poco dopo le 15, si è prolungato fin quasi alle 21. Poi la decisione di aggiornarsi a oggi nel primo pomeriggio. Sul tavolo non ci sono offerte alternative a quella del listino londinese. Ma ad allungare i tempi è stato lesame dettagliato della proposta. Alluscita lunico a parlare è stato Pietro Modiano: «Stiamo lavorando, si vedrà». Molto più veloci i tempi del board del London Stock exchange: in mattinata cerano volute un paio dore in tutto per approvare lofferta da 1,5 miliardi di euro su Piazza Affari. Lofferta è maggiore di quanto Borsa italiana valutava sé stessa ai tempi della possibile quotazione (la stime andavano tra 1,2 e 1,4 miliardi). Allapparenza, dunque, generosa, visto tra laltro, che la Borsa di Londra, ben superiore in dimensioni capitalizza in tutto 4 miliardi di euro.
Anche per questo il mercato non è sembrato apprezzare: a fine giornata il titolo del Lse ha perso lo 0,95%, dopo essere arrivato a un minimo di -2,6%. Gli analisti hanno valutato la mossa del numero uno britannico Clara Furse come una mossa soprattutto difensiva. Orientata a mettere in difficoltà il Nasdaq, che dalle nozze risulterebbe diluito nella sua partecipazione (oggi al 30%). Da parte loro gli americani sembrano avere unarma potente in mano: le proposte di fusione richiedono in assemblea straordinaria unapprovazione del 75%, mentre la soglia di quelle ordinarie è fissata al 50%. Il voto positivo appare dunque tuttaltro che scontato.
Per gli inglesi comunque le ragioni strategiche di un accordo non mancano: per esempio la volontà di mettere un piede nel settore del post trading e la possibilità di acquisire Mts, il mercato telematico dei titoli di stato, leader indiscusso del suo settore. A questo proposito ieri, come atteso, gli uomini di Massimo Capuano hanno annunciato di aver esercitato lopzione di acquisto sullintero capitale di Mts. Secondo gli accordi con lormai ex partner Nyse-Euronext, le due parti hanno ora 3 mesi di tempo per definire un congruo valore dei titoli.
Da parte italiana, ufficialmente si registrano solo voci favorevoli allaccordo. Per il sì si sono subito tra laltro dichiarati Paolo Scaroni, oggi numero uno di Eni, ma a lungo attivo sulla piazza londinese, e il presidente dellAbi, lassociazione bancaria, Corrado Faissola.
Le banche del resto sembrano tra le grandi avvantaggiate dallaccordo. Quelle piccole (o comunque con piccole quote) avrebbero la possibilità di liquidare linvestimento grazie al fatto che Lse è quotata. Per le grandi la presenza con quote di rilievo (visto che lazionariato del listino londinese è molto frammentato) nella prima Borsa europea sarebbe un formidabile biglietto da visita a livello internazionale.
Lunico consigliere damministrazione a pronunciarsi pubblicamente è stato Alessandro Pansa (Finmeccanica): «La proposta della Borsa di Londra in termini di concambio e governance andrà valutata nel dettaglio», ha detto in mattinata. Ma sarebbe un grave errore lasciar perdere questa opportunità». Allingresso della riunione del cda di Piazza Affari, interpellato dai giornalisti ha aggiunto qualche cosa: «A me questa cosa piace però non è detto. Se ci sono altre cose più interessanti guarderemo anche quelle».
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