Un gruppo «cementato dalla comune ideologia di estrema destra che, ispirata a ideali a prevaricazioni dellavversano e in genere a ideali razzisti e di ripudio dei principi democratici, di ripudio dei deboli e degli appartenenti a razza non ariana, ideologia che impone, tra laltro, una campagna di contrasto violenta e di aggressione metodica contro aggregazioni di opposto orientamento ideologico». Così scriveva il 14 aprile dello scorso anno il sostituto procuratore Luisa Zanetti, nella richiesta di custodia cautelare nei confronti di undici naziskin, considerati i responsabili di «una serie indeterminata di delitti di aggressione fisica, di intimidazione, di furto e di danneggiamento a immobili o beni comunque riconducibili ad aderenti o simpatizzanti di movimenti antagonisti», di due tentati omicidi, di rissa e lesioni ai danni di esponenti di centri sociali di Milano e dellhinterland avvenuti nellestate del 2004, e nel Bergamasco. E, ieri, il giudice per le udienze preliminari Antonella Brambilla ha deciso per otto condanne con rito abbreviato, due patteggiamenti e unassoluzione. Cade, invece, laccusa di associazione per delinquere.
Due neonazisti hanno patteggiato la pena a un anno e quattro mesi e un anno e dieci mesi, mentre la pena più alta, quattro anni e otto mesi, è stata inflitta con il rito abbreviato a Giacomo Matteo Pedrazzoli, 22 anni, che nella maxi-rissa scoppiata la notte tra il 7 e l8 agosto del 2004 davanti al centro sociale Conchetta fu uno dei più «attivi». Scriveva, infatti, il pm che «la sua presenza alla rissa nelle fasi più cruente emerge chiara». Assolto, invece, G.L., 24 anni.
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