A restare in piedi, dopo anni di indagini e processi, è solo laccusa di appropriazione indebita. Lipotesi di reato più grave, la corruzione, è invece prescritta. Così, per Girolamo Sirchia, il processo dappello si apre con una prospettiva molto meno cupa rispetto al primo grado. Il sostituto procuratore generale Piero De Petris, infatti, ha chiesto ieri per lex ministro della Salute e ed ex primario di Immunoematologia dei trapianti allospedale Policlinico, una condanna a cinque mesi di reclusione e 600 euro di multa. Nellaprile di due anni, la sentenza fu ben più pesante: tre anni.
Una pena anche più alta dei 2 anni e 9 mesi invocati allora dai pm Eugenio Fusco e Maurizio Romanelli, e comunque condonata. Già allepoca, infatti, i giudici - riconoscendo allex ministro le attenuanti generiche - lo avevano condannato solo per i reati commessi dopo il 2000, dovendo fare i conti con la legge ex Cirielli, che aveva dimezzato i tempi di prescrizione del reato di corruzione. Così, caduta laccusa di aver preso tangenti sugli appalti per le apparecchiature mediche, a Sirchia viene contestato la sottrazione di denaro alla Fondazione «il Sangue», di cui era tesoriere, con laggravante «di aver commesso il fatto con abuso di relazione di prestazioni di opera e dallavere causato un danno patrimoniale di rilevante entità» pari a circa 100mila franchi svizzeri e più di 30mila euro. Nelle motivazioni della sentenza di primo grado, il collegio presieduto dal giudice Oscar Magi scriveva che i fatti oggetto del processo costituiscono «piena e diretta espressione di una consistente deviazione del corretto esercizio del potere discrezionale attribuito al pubblico ufficiale primario ospedaliero, deviazione poggiante sulla costante e distorsiva prevalenza di un interesse di tipo privatistico e sinallagmaticamente derivata dalla ricezione delle somme di denaro».
Ieri, davanti ai giudici della seconda corte dappello si è tenuta la requisitoria del secondo grado di giudizio.
«Condannate lex ministro a 5 mesi di cella»
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