Cè stata la stetta di mano davanti ai flash dei fotografi. Ma il primo confronto «indiretto» tra i due candidati a Palazzo Marino ha riservato qualche polemica. Teatro la nuova Fiera di Rho-Pero, dove ieri mattina Letizia Moratti e Bruno Ferrante sono stati invitati da Assimpredil a raccontare i loro progetti per Milano, al convegno su «La città dei creativi». Un intervento pragmatico quello della candidata del centrodestra, che ha ammesso di non appassionarsi alle discussioni di «architettura istituzionale», ha spiegato di volersi impegnare per far sorgere a Milano la nuova Biblioteca Europea, il Museo di arte contemporanea, il nuovo Centro di produzione cinematografica, laboratori dove si possano sperimentare nuovi materiali e tecnologie moderne. Milano, ha sostenuto la Moratti, «può tornare ad essere una capitale della creatività internazionale, e deve farlo ad esempio integrando università, centri di ricerca scientifica, valorizzando il talento dei clinici».
Quasi un comizio, invece, il lungo discorso del candidato dellUnione, secondo il quale «è necessaria uninversione di tendenza rispetto al governo cittadino degli ultimi nove anni: la città è fatta di donne e uomini, sogni e speranze, basta con la visione aziendalistica». Quello dellex prefetto, ha ammesso Letizia Moratti uscendo dalla sala, «è stato un intervento molto politico, io ho cercato di attenermi al tema dellincontro». E Ferrante ha replicato stizzito che da parte sua «cè stata passione politica e civile, nel discorso del ministro ho visto solo un freddo tecnicismo».
Ha raccolto lunghi applausi dalla platea, invece, lappassionato intervento di Letizia Moratti al Circolo della Stampa, dove ha ricevuto ieri sera il sostegno di Liberali, Repubblicani e Riformatori Liberali che hanno presentato il loro programma per la città. «Sono stanca di sentire solo cose negative - ha detto con un moto dorgoglio per la città la candidata a governarla per i prossimi cinque anni -. Milano produce il dieci per cento del prodotto interno lordo nazionale, dobbiamo essere orgogliosi». Roma, ha ammesso, «è sempre stata più capace di farsi ascoltare, mentre la nostra città non ha mai chiesto quanto avrebbe dovuto e potuto fare, e così alla capitale sono andate molte più risorse e progetti. Milano, «che è motore del Paese», deve dunque «sapersi proporre in modo diverso e più forte di quanto ha fatto negli ultimi anni». Letizia Moratti, come ha fatto da ministro per la riforma scolastica che porta il suo nome, intende ribadire anche da sindaco la centralità della persona. «La persona - sottolinea - esiste prima dello Stato, e significa una politica di assistenza diversa rispetto a quella attuale, più attenta ai bisogni dei singoli, una politica della casa, della sicurezza, della mobilità e contro linquinamento e dunque anche contro gli interessi delle categorie, quando non rispondono alle esigenze di tutti». Nessuno, ha ammesso la candidata della Cdl, «ha la bacchetta magica per risolvere i problemi», ma «ci vuole volontà, e intendo metterla anche per attrarre più capitali per la città». Suona un po come una missione impossibile, ma tra gli impegni cè annota pure quello per «alleggerire una burocrazia troppo rigida, che spesso tiene al laccio chi ha voglia di fare. Bisogna puntare sul valore della libertà. Una Milano più moderna e più internazionale avrà la capacità di imporsi in Italia e nel mondo».
Nonostante i problemi e le preoccupazioni, unindagine condotta da Makno & Consulting dal 22 al 24 novembre su un campione rappresentativo di 700 milanesi, e presentata nel corso dellincontro al Circolo della stampa, rivela i milanesi sono piuttosto soddisfatti di vivere nella loro città: in una scala da uno a dieci, il livello di contentezza è al 7,1. I problemi principali, segnalati alla Moratti, sono traffico (39,3 per cento), immigrati (38,2%), assistenza agli anziani (31,6%) e caro-affitti (25%).
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