«Conosco Ségolène, avrei paura se fosse eletta»

«La Royal è una donna ambiziosa, calcolatrice, autoritaria e disposta a tutto per conquistare l’Eliseo»

da Parigi

L’ultima grana per Ségolène Royal viene da una donna che è stata a lungo al suo fianco: Evelyne Pathouot, ex alter ego dell’attuale candidata socialista. Il ruolo specifico della signora Pathouot consisteva nell’eseguire nel feudo elettorale della Royal - le Deux Sèvres, circoscrizione della Francia occidentale - gli ordini che la deputatessa impartiva da Parigi. Adesso la Pathouot vuota il sacco in un volume destinato a dar fuoco alle polveri. Intitolato «Ségolène Royal, ombra e luce», il libro al vetriolo (ed. Michalon) uscirà l’8 febbraio nelle librerie. L’ex membro dello staff di madame Royal, che ha denunciato quest’ultima per «mancato pagamento del salario», descrive la candidata come «una donna ambiziosa, calcolatrice e autoritaria, pronta a tutto per sedersi sulla poltrona più importante dello Stato».
Parole durissime, che Evelyne Pathouot, oggi collaboratrice di due deputati di centrodestra, ha ripreso in un’intervista al quotidiano parigino Le Figaro. «Ho incontrato Ségolène Royal nel 1996 e - pur non essendo io di sinistra - sono stata sedotta dalla sua personalità», dichiara la Pathouot. Poi continua: «L’ho trovata una persona dinamica, decisa a cambiare le cose. Ma col passar del tempo tutto s’è guastato. I suoi atti e il suo comportamento mi hanno colpita sempre più negativamente. Alla fine mi sono resa conto che la gente in realtà non la conosce affatto e così ho avuto una gran voglia di rivelare la sua autentica personalità». Ecco allora come Evelyne Pathouot descrive l’indole della candidata ufficiale del Partito socialista all’Eliseo: «I suoi atteggiamenti registrano continui alti e bassi. Mi è capitato di scontrarmi con lei, perché poteva essere davvero sgradevole. Poi mi chiamava per mandarmi un saluto gentile. Non ammette facilmente d’aver torto».
L’accusa destinata a far male, durante la campagna per la presidenza della Repubblica, è quella di «leggerezza». Secondo Evelyne Pathouot, la deputatessa socialista è «superficiale e dispersiva», poco avvezza ad approfondire i propri dossier e a pronunciarsi su di essi in modo competente. Gran brutto difetto per chi vuol diventare capo dello Stato. Poi l’ultima staffilata: «Sono perplessa sulla sua campagna elettorale e provo anche una certa compassione. Conoscendola, ho l’impressione che si sia impegnata in un’impresa troppo grande per lei. Certamente non avrà il mio voto: la conosco troppo bene per non essere spaventata dall’idea che possa guidare la Francia».
Gli elettori si chiedono quale sia il programma concreto di Ségolène Royal. L’attesa non durerà a lungo, visto che la candidata ha deciso di rendere pubblica l’11 febbraio la lista delle sue promesse. C’è però un problema assai delicato: il Partito socialista - guidato da François Hollande, compagno della Royal - s’è incaricato di ricordare che un programma in vista delle elezioni presidenziali del 22 aprile già esiste. La candidata potrà aggiungere o ritoccare qualcosa, ma non certo rivoluzionare la linea approvata lo scorso anno dal congresso del suo partito. Ségolène vuole invece dare una grande impressione di dinamismo ed è tentata dall’idea d’annunciare un programma tutto suo, magari in contraddizione con quello nato nel 2006 dal compromesso tra le varie correnti socialiste. In tal modo però rischierebbe di aumentare il malcontento nei suoi confronti, che è cresciuto in modo impressionante nelle ultime settimane tra gli elettori di ogni fede politica. Compresa la sua. Dal 15 gennaio i sondaggi si sono capovolti: tutti quanti danno Nicolas Sarkozy come vincitore al secondo turno, che si svolgerà il 6 maggio. Ségolène ha tentato di mobilitare al proprio fianco quegli stessi esponenti socialisti - come Lionel Jospin e Laurent Fabius - verso i quali aveva avuto espressioni poco lusinghiere quando s’era trattato di affermarsi come la candidata ufficiale del partito.

Ma gli «elefanti», come vengono soprannominati i leader storici del Ps francese, hanno reagito con freddezza e Jospin ha detto d’avere «un impegno precedentemente assunto» per non andare sul palco con la Royal in un meeting a Parigi. Gli elefanti, si sa, hanno buona memoria.

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