Un arcano di durezza segna nei nomi i vigneti della Valtellina: Inferno, Sassella e Grumello (Maroggia e Valgella gli altri) sono Cru di secolare dignità vitivinicola, difesi con le unghie scorticate da vecchi contadini, razza di eroi in via di estinzione. La viticoltura locale si sviluppa nel cuore delle Alpi in direzione est-ovest, riparata da una doppia catena alpina che coccola il suo nebbiolo.
Le straordinarie pendenze sono croce e delizia: seducono il viaggiatore, ma complicano la vita di chi ci lavora. I viticoltori sono tutti anziani e i costi per produrre questi superbi rossi d'alta montagna e d'alto artigianato sono sempre meno sostenuti dai prezzi del mercato. Peccato. Se avrete modo di assaggiare i rossi di Aldo Rainoldi, 0342.482225, e Ar.pe.pe, 0342.214120, a Sondrio, di Mamete Prevostini a Mese, 0343.41003, e di Triacca a Tirano, 0342.701352, vi appassionerete ad alcuni dei più grandi vini del mondo: nebbioli di razza che si portano in bottiglia il sole che li coccola, il vento che li fa respirare e tutta la salina incisività della roccia che li nutre.
La fortuna della Valtellina si chiama Casimiro Maule che a Chiuro, con la sua Nino Negri, 0342.485211, riesce caparbiamente a produrre quantità e qualità. Oppure Claudio Introini che alla Sertoli Salis di Tirano 0342.710404 ha firmato rossi di spessore fuori dal comune. Le altre risorse vitivinicole: i Plozza, sempre a Tirano 0342.
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