Conte ha chiuso Ruggeri lo striglia

BergamoÈ durata poco più di tre mesi - durante i quali ha collezionato 13 punti in 13 partite - l’avventura di Antonio Conte sulla panchina dell'Atalanta. Ieri l’allenatore pugliese ha infatti rassegnato le dimissioni dopo la sconfitta con il Napoli e, soprattutto, la pesante contestazione della tifoseria, cui Conte ha reagito in modo plateale, prima sul campo di gioco e poi nel dopo partita, durante il «confronto» con circa 400 ultrà fuori dai cancelli dello stadio di Bergamo: Conte ha tentato di reagire agli insulti dei tifosi («Sei solo uno sporco bianconero» gli è stato urlato), ma è stato allontanato a forza dai suoi collaboratori. Un atteggiamento che il giovane presidente dell'Atalanta, Alessandro Ruggeri, che aveva personalmente scelto Conte al posto dell'esonerato Gregucci lo scorso 21 settembre (con l'Atalanta a zero punti dopo quattro partite), non ha mancato di bollare come inqualificabile: «Col Napoli si è persa anche la faccia. Con Conte ci siamo lasciati malissimo, quei gesti andavano evitati, perché un tecnico non deve prendersela con i tifosi, che sono un patrimonio della società».
La rosa dei papabili alla panchina nerazzurra con la squadra penultima sembra ormai ristretta a tre nomi: Bortolo Mutti, Nedo Sonetti e Gigi Cagni. I primi due abitano a Bergamo, hanno già allenato l’Atalanta e ne conoscono bene l'ambiente. Nell’attesa la squadra è stata affidata all'allenatore della Primavera, Walter Bonacina, ex bandiera nerazzurra.

Conte ha pagato caro la scelta di sacrificare al suo integralismo tattico (4-4-2 con esterni altissimi) giocatori amati dalla tifoseria come Cristiano Doni e Ferreira Pinto. La squadra sicuramente non gli ha dato una mano. Ma Bergamo non lo rimpiangerà.

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