Il sindaco Moratti, che è persona di grande realismo, sa benissimo che, finita la campagna elettorale, con le connesse inevitabili enunciazioni di principi generali, idee guida e grandi progetti, è arrivato il momento di fare discorsi un po' più concreti. Ora si deve parlare di numeri, rovistare nelle tasche e nei cassetti per vedere come siamo messi. E, francamente, non siamo messi male, almeno stando alla lettura del bilancio, documento ufficiale sul quale è difficile opinare. Facciamo un confronto con la Roma veltroniana, di cui va di moda dire un gran bene anche in certi complessati ambienti del centrodestra. Con quasi la metà della popolazione (1.310.000 abitanti contro 2.550.000) il Comune di Milano dispone di un patrimonio quasi doppio di quello del Campidoglio: 3 miliardi di euro contro meno di un miliardo e 600 milioni. Poi mentre palazzo Marino fattura 3 miliardi e 670 milioni, il fatturato della capitale non arriva a 2 miliardi e 990 milioni. Non male.
Ma la situazione è ancora più chiara (e confortante) se si pensa che per la prima volta nella storia di Milano, dal 1998 tutte le aziende partecipate dal Comune di Milano sono in attivo, mentre solo lAtac, lazienda romana dei trasporti pubblici, ha un passivo di 196 milioni di euro.
Insomma, fieno in cascina ce né e altro se ne può portare. I concerti gratis al Colosseo e i festival sono belle cose, ma avere i conti in ordine e le casse piene forse non è meno importante.
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