Continuerò a ringhiare la mia verità

Mi trovo in Spagna, in vacanza con la mia famiglia, e qui mi hanno raggiunto alcuni amici per segnalarmi la lettera aperta di Francesco Cavalla pubblicata sulla prima pagina del Giornale fornendomene una sintesi telefonica. Non conosco l’autore del testo ma prometto, al ritorno in Italia, di colmare la lacuna. Non è del tutto vero che in qualità di esponente del calcio italiano me la sia cavata senza lividi né polemiche roventi. La mia frase, preceduta da una dichiarazione rispettosa del mondo gay, è stata presa, manipolata e trasformata in una rozza teoria. Io ho preso, incassato e portato a casa: in quei giorni, a Baden, dovevo pensare a ben altro. D’altro canto esistono due modi di rispondere dinanzi a una domanda così netta e precisa in una conferenza stampa dell’Uefa: chiedendo al giornalista di passare a quella successiva, oppure esponendo in maniera chiara il proprio convincimento. E la mia convinzione sull’argomento è la seguente: che il matrimonio in chiesa, con la possibilità di avere dei figli, debba essere riservato alla coppia tradizionale, un uomo e una donna.
Immagino anche che se avessi esposto una tesi opposta, sarei probabilmente finito sotto il fuoco dell’altra fazione e perciò sono uscito dalla vicenda con una convinzione ancora più radicale.

E cioè che per nessun motivo al mondo bisogna rinunciare a esporre le proprie idee e le proprie convinzioni specie su temi così sensibili, senza naturalmente presumere di avere ragione. Non tanto per me, difficile che cambi testa, alla mia età e con le origini che mi ritrovo, quanto per i miei figli a cui vorrei consegnare una buona bussola per il futuro.
Rino Gattuso

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