Accordo fatto tra Gm, Tesoro e sindacato United auto worker per una modifica del contratto di lavoro e un taglio dei costi: grazie allintesa, che dovrà ora essere sottoposta al voto dei 60mila aderenti del Uaw, Gm dimezzerà a 10 miliardi i propri obblighi nei confronti del fondo di assistenza sanitaria per i pensionati, concedendo in cambio una quota di circa il 39% della società ristrutturata. Laccordo rappresenta un importante passo in avanti nella ristrutturazione di Gm, ed era una delle condizioni fissate dal governo per il nuovo prestito: ora lattenzione è tutta puntata sul 26 maggio, quando a mezzanotte scadrà il termine per ladesione al piano di conversione del debito proposto della casa automobilistica. Se lo swap non incasserà il 90% dei consensi di creditori, Gm sarà costretta alla bancarotta. Con lapprossimarsi della scadenza del primo giugno fissata dallamministrazione Obama (nella foto, il presidente americano con Fritz Henderson, amministratore delegato di General Motors) e in attesa della risposta dei creditori, gli altri tasselli della riorganizzazione del gruppo di Detroit cominciano a mettersi in ordine, in particolare quello relativo alle attività europee per le quali novità potrebbero arrivare nei prossimi giorni. Dellaccordo tra Uaw, Tesoro e Gm non si conoscono al momento i dettagli, ma dovrebbe ricalcare quello siglato dal sindacato in precedenza con Chrysler. Manca invece ancora unintesa con il sindacato canadese, con il quale la casa automobilistica continua a trattare. I tempi a disposizione sono stretti. Proseguono nel frattempo anche le trattative per la razionalizzazione degli altri marchi del gruppo Gm: secondo la «Washington Post», la società avrebbe inviato a 12 potenziali acquirenti le informazioni sulla vendita. Secondo «Bloomberg», invece, in gara sarebbero ormai rimasti solo Penske Automotive e il fondo di private equity Black Oak Partner.
Il vero nodo da sciogliere per evitare il «Chapter 11» resta quello dei creditori, ai quali la proposta di swap del debito non piace: Gm ha offerto la conversione dei 27 miliardi di debito non garantito in una quota del 10% della nuova società, contro il 39% del sindacato e il 50% del governo. Particolarmente preoccupati e negativi sullofferta sono i piccoli creditori, che rappresentano un terzo del totale e che premono per un incontro con la «task force», criticando aspramente loperato del governo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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